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Lucio Caracciolo: l’Italia deve prendersi più responsabilità

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A livello internazionale l’Italia deve iniziare a prendersi più responsabilità e ribaltare l’idea che ci sia sempre qualcun altro a risolvere i nostri problemi, perché sta perdendo quelli che finora sono stati dei genitori, gli Stati Uniti e la Germania. È l’opinione di Lucio Caracciolo, direttore di Limes, espressa durante la celebrazione del 30esimo anniversario della rivista e del 70esimo dell’Istituto Universitario di Studi Europei, celebrata il 14 dicembre a Palazzo Carignano, luogo di nascita dell’Italia unita.

Riguardo la posizione vacillante degli Stati Uniti, il pensiero di Caracciolo è infatti che questi abbiano perso il proprio ruolo egemonico nello scacchiere politico internazionale. Tra i fattori individuati c’è la convinzione di essere soli al “comando” del mondo, la mancanza di volontà di capire o assumere il punto di vista degli altri Paesi e l’idea che dopo la caduta dell’Unione Sovietica i vari Stati volessero americanizzarsi. Ecco perché, secondo Caracciolo, le crisi globali attuali sono anche crisi di intelligenza – focus della giornata e dell’ultimo numero della rivista. Una crisi di una capacità di analisi che deve essere basata sull’interesse per il punto di vista dell’altro, indipendentemente dal fatto che esso sia un alleato o un avversario. All’interno dell’Ue invece l’Italia ha perso il punto di riferimento economico e politico che era rappresentato dalla Germania.

L’evento di Palazzo Carignano è stato inoltre un’occasione per parlare del ruolo dell’Europa all’interno di questo scenario globale, in cui non c’è più, secondo il direttore di Limes, l’egemonia statunitense. Un’Europa che con la guerra in Ucraina e l’escalation a Gaza ha dimostrato un potere limitato. Ed è anche in questo senso che il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio ha espresso l’idea che sia necessario per l’Unione superare alcuni meccanismi, come il diritto di veto, per raggiungere un livello maggiore di autorevolezza nelle dinamiche internazionali.