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Per il 2035 stop alla vendita di veicoli a benzina e diesel. Lazzi: “L’Italia è in ritardo, ma è un’opportunità”

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Con 340 voti favorevoli, 279 voti contrari e 21 astensioni, il 14 febbraio i deputati del Parlamento europeo hanno approvato l’accordo sul taglio delle emissioni di CO2 per auto e veicoli commerciali leggeri.

Lo stop alla vendita dei veicoli con motori termici, alimentati a benzina o a diesel, è previsto per il 2035. Tappa intermedia il 2030: per allora i costruttori dovranno ridurre del 55% le emissioni delle nuove auto immesse sul mercato e del 50% quelle dei nuovi veicoli commerciali.

Il provvedimento prevede, inoltre, che entro il 2025 la Commissione europea presenti una metodologia per valutare e comunicare i dati sulle emissioni di anidride carbonica durante tutto il ciclo di vita delle auto. Prima della fine del 2026, invece, monitorerà il divario tra i valori limite di emissione e i dati reali sul consumo di carburante ed energia. Infine, secondo l’accordo, i costruttori con un volume annuo di produzione limitato (da mille a 10mila nuove autovetture o da mille a 22mila nuovi furgoni) possono avvalersi di una deroga fino alla fine del 2035.

La decisione del Parlamento europeo avrà un’importante impatto sull’industria dei motori. Il ministro dell’Industria e del Made in Italy Adolfo Urso ha detto, durante la trasmissione Radio anch’io, che “l’Italia è in ritardo” sulla transizione nel comparto auto, ma ha aggiunto anche che i “tempi e modi che l’Europa ci impone non coincidono con la realtà europea e soprattutto italiana”.

In merito alla questione, abbiamo intervistato Edi Lazzi, segretario generale della Fiom-Cgil di Torino e provincia. Ha raccontato che “in tutto il Piemonte potrebbero esserci settemila posizioni a rischio”. Secondo Lazzi, però, la decisione dell’Unione Europea, in un mondo attraversato dalla crisi ambientale e dal riscaldamento globale, è necessaria. L’Italia è in ritardo, ma “si tratta di avere una visione e di accompagnare i lavoratori nella riconversione delle competenze e nella creazione di posti di lavoro. Più che un rischio è un’opportunità”.

Di seguito l’intervista completa, realizzata per il GR di Futura News.