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Patrick Zaky, cosa sappiamo del ricercatore arrestato in Egitto

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Interrogato e torturato per 17 ore, adesso sconta 15 giorni di carcere preventivo. Patrick George Zaky è lo studente egiziano dell’Università di Bologna arrestato al Cairo lo scorso venerdì 7 febbraio e tuttora in stato di fermo.

Cos’è successo?

Era partito per l’Egitto per un breve periodo di vacanza, ma arrivato all’aeroporto del Cairo, Patrick è stato trattenuto, interrogato e torturato dalle autorità per oltre 17 ore. È quanto ha raccontato ai suoi legali quando l’hanno incontrato il giorno dopo nel carcere di Mansura, a 120 km dal Cairo.

Secondo i suoi avvocati i funzionari dell’Agenzia di sicurezza nazionale (Nsa) l’hanno tenuto bendato e ammanettato per tutta la durata dell’interrogatorio, che ha riguardato i suoi studi, la sua permanenza prolungata in Italia e il suo rapporto con la famiglia di Giulio Regeni. I legali riferiscono che sarebbe stato minacciato, colpito allo stomaco, alla schiena e torturato con scosse elettriche.

Perché è stato arrestato?

A confermare la cattura sono state le stesse autorità egiziane, che in una nota hanno specificato che l’arresto è scattato in esecuzione di un mandato di cattura emesso a settembre 2019 e di cui il giovane studente non era a conoscenza. Tra i capi d’accusa figurano terrorismo, diffusione di notizie false e incitamento a protestare per minare l’autorità dello Stato e alla destituzione del governo.

A dare notizia in Italia è stato il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, su Twitter: «Le autorità giudiziarie egiziane hanno confermato l’arresto dell’attivista Patrick George, studente del Master Gemma di Bologna. Scomparso per alcune ore all’arrivo al Cairo, si trova ora agli arresti nella città natale di al Mansoura. Rischio di detenzione prolungata e tortura».

 

Chi è Patrick?

Patrick George Zaky è un ricercatore di 27 anni di origini egiziane. Vive a Bologna dalla scorsa estate per frequentare un dottorato di ricerca in studi di genere. Nel 2018 aveva curato la campagna elettorale di Khaled Ali, uno dei principali oppositori di Al-Sisi. Collabora con l’associazione Eipr- Egyptian Initiative for Personal Rights. Diverse associazioni si sono unite per chiedere l’immediata scarcerazione del ricercatore, Amnesty International ha lanciato una raccolta firme che in pochi giorni ha già raggiunto circa 40 mila adesioni. Anche il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli è intervenuto nel dibattito chiedendo la scarcerazione immediata di Patrick: “Voglio ricordare alle autorità egiziane che l’Unione Europea condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani e civili”.

Andrà tutto bene

Giulio abbraccia Patrick in un murales apparso la notte tra il 10 e l’11 febbraio sulle pareti esterne dell’ambasciata egiziana a Roma, firmato dalla street artist Laika. Entrambi ricercatori, entrambi accomunati dal violento trattamento che lo Stato egiziano ha riservato loro. A tenerli uniti nel murales è una scritta in arabo: è la parola “libertà”.

 

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“Stavolta andrà tutto bene”. Via Salaria, Ambasciata d’Egitto. I giornali ne parlano pochissimo ma la polizia egiziana ha arrestato un ragazzo di nome Patrick George Zaki @patrickoo91 , ricercatore dell’ @unibo , noto per il suo impegno nel campo dei diritti umani e #LGBT. È accaduto venerdì scorso mentre si trovava in Egitto e, stando a quanto riferito dal suo avvocato, Patrick è stato sottoposto a torture da parte della polizia. La paura che accada ciò che hanno fatto a #giulioregeni è tanta. #freepatrick #veritapergiulioregeni PARLATE DI PATRICK! @larepubblica @agenzia_ansa @corriere @ilrestodelcarlino @ilfattoquotidianoit @ilmessaggero.it @skytg24 @amnestyitalia

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ROBERTA LANCELLOTTI