La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Nella crisi dell’informazione è il pubblico a decidere

Il “Digital News Report 2023” di Reuters Institute for the Study of Journalism, presentato il 16 giugno a Torino nel corso dell’evento trasmesso in streaming, approfondisce e riprende alcuni degli argomenti presentati da Nic Newman lo scorso febbraio nel rapporto “Journalism, media and technology“. A emergere, ancora una volta, le tante prove a cui è sottoposto il mercato dell’informazione, in Italia e nel resto del mondo. “In tutti i paesi occidentali la situazione è di crisi. I giovani sono sempre meno interessati alle notizie prodotte dalle testate mainstream. I social conducono il gioco e mettono in difficoltà le imprese giornalistiche. Certo, i ricavi pubblicitari stanno salendo molto, ma Google e Facebook si accaparrano la stragrande maggioranza di questi guadagni e una piccolissima quota rimane agli editori minori”, spiega a Futura News Alessio Cornia della Dublin City University e curatore del focus sul mercato italiano, protagonista della presentazione del 16.

In questo spaccato, il futuro del mondo dei media deve concentrarsi sul pubblico: il settore sta cambiando e gli utenti di oggi si comportano in modo diverso rispetto a venti anni fa. “Si è creato un ambiente mediale saturo di offerta. Avendo più opzioni disponibili le persone seguono i propri interessi. Da ciò è emerso che le notizie non rientrano tra gli interessi principali della maggior parte delle persone”, commenta Cornia.

Dunque, l’utilizzo dei social come canali di informazione, così come la crescita di TikTok, sono stati determinati dalle scelte del pubblico. E a proposito del noto social di proprietà cinese, “in Italia sta ottenendo tanta attenzione perché è utilizzata da pubblici molto giovani, che sono esattamente il target che le testate informative hanno difficoltà a raggiungere”, dice Cornia.

Facebook domina, TikTok cresce tra i giovani

Dati alla mano, Facebook è ancora il primo social per la fruizione dell’informazione, con un 44%. TikTok svolge un ruolo minore, anche se confrontabile a WhatsApp e Instagram che hanno rispettivamente un reach del 27% e del 20%. La situazione cambia, però, se si considerano la fasce di età più giovani, qui la percentuale di utilizzo di TikTok per scopi informativi passa dall’8% al 18%. In particolare, solo il 17% degli utenti di TikTok guarda i contenuti delle testate mainstream, contro il 40% che segue principalmente content creator e influencers. Tuttavia, se si vanno a vedere gli argomenti più discussi, su Facebook, Twitter, Instagram e TikTok il pubblico consuma notizie serie, dalla guerra in Ucraina al cambiamento climatico. Dunque, l’attenzione che viene prestata alle news di carattere più elevato anche su TikTok è abbastanza alta.

Osservando i dati si nota che i grandi gruppi editoriali stanno vendendo i propri asset tradizionali, perché dal punto di vista economico sono in declino. Contemporaneamente investono su compagnie che sono particolarmente efficaci nel social media marketing. Al momento gli esperimenti in corso sono tanti, ma persistono i dubbi sulla sostenibilità di un investimento nel lungo periodo esclusivamente su TikTok. Secondo Cornia, non esiste una soluzione univoca: “Se fossi un editore continuerei sicuramente a investire sui social, anche se la monetizzazione dei contenuti professionali è estremamente difficile. Altro strumento utile è il paywall. Ovviamente la grande sfida è riuscire a convincere gli utenti che pagare per l’informazione online vale la pena”. È importante perciò investire sulla produzione di contenuti che vengano percepiti come esclusivi e di migliore qualità rispetto alla mole di notizie gratuite su altri siti.

Tra chi ha raggiunto questo obiettivo Cornia cita il Post e fanpage.it. “Sono entrambi casi di successo che non hanno un background nella carta stampata o nel broadcasting televisivo, ma sviluppano un approccio diverso, non allineandosi alle altre testate. Il Post punta sugli spiegoni, un metodo gradito ai giovani che non seguono o non conoscono i fatti di cronaca. Fanpage, invece, alterna notizie leggere a inchieste rilevanti, promuovendo il suo reach e presentandosi come una testata di riferimento”. Il modus operandi delle due realtà sembra funzionare poiché registrano dei profitti in un momento di profonda crisi del mercato.