Mercato del Lavoro: in Piemonte +44mila posti di lavoro dipendente rispetto ai livelli pre-pandemia

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Crescita del lavoro dipendente, ma anche divari di genere e contrazione dei posti a tempo indeterminato. È quanto si osserva nel nuovo report sul mercato del lavoro in Piemonte del 2021 pubblicato dall’Osservatorio Mercato del Lavoro della Regione Piemonte.

Per quanto riguarda il lavoro dipendente, il saldo è in positivo per oltre 44mila posti di lavoro, dato significativamente maggiore rispetto ai 23mila del 2019, ultimo anno prima della pandemia e perciò periodo di riferimento. Le assunzioni, oltre 604mila, sono aumentate dello 0,7%, mentre le cessazioni registrano una contrazione di circa il 3% (risultato evidentemente condizionato dalle misure governative di salvaguardia del mercato del lavoro). Il risultato del 2021 è imputabile prevalentemente alla componente maschile, che cresce di oltre 24mila posti di lavoro, e a quella italiana, oltre 33mila, il doppio del 2019. Differenze di genere quindi, ma anche di età. La ripresa ha interessato maggiormente la fascia sotto i 30 anni (+3,5%) e sopra i 50 (+1,9%), mentre il calo della fascia 30-49 (3%) è in parte bilanciato dalla contrazione delle cessazioni (-4,7% rispetto al 2019).

I settori che hanno maggiormente contribuito sul saldo positivo del 2021 vedono in testa il manifatturiero, oltre 7mila posti in più, seguito dal turismo, 6mila, costruzioni, 5,8mila, e commercio, 5,5mila. Turismo e commercio però dal 2019 perdono in termini di ingressi rispettivamente il 25 e il 12%, i cui effetti sono parzialmente attenuati dalla forte diminuzione delle uscite (rispettivamente 30,8% e -18%). I territori che fanno registrare un incremento dei flussi sono Novara (+18%), Biella (+5,4%), Vercelli (2,4%) e Torino (+0,4%). Solo Novara vede crescere i flussi in uscita (+11,2%) mentre gli altri registrano una contrazione (-0,7% per Biella, -2,5% per Vercelli e -3,5% per Torino).

In quanto a tipologia contrattuale, sono quasi 50mila i posti a tempo indeterminato del 2021, contro gli oltre 68mila del 2019. Sono diminuite del 7,7% le assunzioni dirette e, di molto, le trasformazioni (-34%), soprattutto dei contratti a tempo determinato, fortemente penalizzati dalla pandemia. Saldo negativo per i contratti a tempo determinato, -10mila, mitigato però dalla riduzione delle trasformazioni (-48% rispetto al 2019) e perciò molto inferiore al dato del 2019 (-45,6mila unità). Proprio riguardo il tempo determinato, nel 2021 si nota una radicale contrazione dei contratti superiori all’anno, che passano dal 4% del 2019 all’1,4% del 2021. Crescono invece quelli con durata massima di sei mesi (+12,6%) e di un anno (+13%). Il 31% delle nuove assunzioni è a tempo parziale, ed è ancora alto il divario di genere: rappresenta meno del 22% per gli uomini, mentre per le donne è quasi il doppio, circa il 42%. Se si guarda al solo part-time, la componente delle donne sfiora il 62%. Le province di Asti, Verbania-Cusio-Ossola e Cuneo contano le maggiori quote di contratti a tempo determinato: rispettivamente sono il 71%, il 68% e il 65%, contro una media regionale del 58%.

Altri dipendenti

Nel report c’è poi una sezione dedicata al lavoro “altro dipendente”, che comprende due forme di prestazione che, se normativamente sono classificate come lavoro dipendente, “si distinguono per caratteristiche che possono pregiudicare una corretta interpretazione delle dinamiche occupazionali relative al lavoro subordinato”. Sono il contratto intermittente e il lavoro domestico. Il ricorso al primo è sempre cresciuto negli anni pre-pandemia, mentre nel 2021, seppur maggiore del 2020, si registra un calo di oltre il 19% rispetto al 2019. Un dato comunque attenuato dal settore turistico, su cui tale modalità, in Piemonte, pesa per oltre il 50%. Il lavoro domestico ha visto un incremento con la pandemia e le relative restrizioni ai movimenti: se tra il 2016 e il 2019 restava sotto le 27mila attivazioni, nel 2020 è arrivato a 38mila, scendendo nel 2021 a 29mila ma facendo registrare comunque una crescita dell’8,8%.