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Mentana e la sinistra che non sa perché perde

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Nessun vulnus in Rai per Fazio. Anzi, è la Rai che ci perde. E anche sui modi, nessuno scandalo. Enrico Mentana chiude la seconda giornata del Festival della tv all’ora dell’aperitivo. E non fa sconti, ma ritiene fuori luogo agitazione e grida di scandalo: “Fazio va in un altro canale – dice il più noto conduttore tv rispondendo ad Aldo Cazzullo – e il pubblico non subisce nessun cambiamento, nessun danno: il cambiamento è per la Rai. Era già successo con Mike Bongiorno e con Raffaella Carrà”. D’altronde, dice Mentana, il nuovo contratto di Fazio con Discovery non è nato in tre giorni, piuttosto è frutto di tre mesi di lavoro. E poi chiude: “Le cose che contano le vai a cercare ovunque col telecomando, non possiamo più ragionare che se qualcuno va via dalla Rai questo rappresenta un vulnus”.

Mentana non si sottrae al nodo politico: “È vero che siamo governati da un partito di destra centro che ha la fiamma tricolore nel simbolo, ma è il partito che ha vinto le elezioni e che per dieci anni è stato all’opposizione. Senza avere avuto canali tv né essere stati i favoriti delle reti Mediaset”. È il gioco della democrazia, dice il direttore del TgLa7: “Quando vinci sembra tutto bellissimo, ma quando perdi devi starci. In questi mesi invece che ragionare su quello che sta succedendo, si sta adottando una contraerea contro ‘questi’ (leggi Fratelli d’Italia), che però, evidentemente, sono maggioritari nel Paese. Nessuno, però, si è chiesto perché sta succedendo tutto questo. Fratelli d’Italia oggi è il primo partito”.

Il problema, piuttosto, è la perdita di una memoria dei crimini di fascismo e nazismo e dell’antifascismo, che non dipende certo da Fratelli d’Italia, dice Mentana: “Perché la memoria di Sant’Anna di Stazzema è stata sostituita da qualcosa di diverso? Chi ha perso le elezioni non si è posta la domanda su quali sono le ragioni profonde delle sconfitta. Il tutto è stato metabolizzato come un accidens, come qualcosa che è successo e che era inevitabile, come la morte della nonna”.

Su presente e futuro dei media prova a offrire uno sguardo a tutto tondo, Enrico Mentana. E parte dal mezzo che conosce meglio: “La televisione sta perdendo ogni minuto la sua centralità, è normale che il sistema della comunicazione non abbia più il suo epicentro nella tv ma nel web. Anche per questo non si fanno più i faccia a faccia: una gaffe o un fuori onda finiscono per diventare post su Instagram e questo ha un impatto decisamente più duraturo”. Provando a trovare un nuovo senso per il piccolo schermo, ammette: “Il mondo non gira attorno alla televisione, sono i programmi che devono raccontare il mondo e non se stessi che raccontano il mondo. Nessuno è nato con una missione divina di fare tg e dirette”.

Guardando ai nuovi modi di raccontare il mondo, Mentana sceglie lo strumento principe e che chiunque ha in tasca: “Se ci avessero detto che con lo smartphone cambiava il mondo non avremmo immaginato di avere tra le mani ciò che in questo momento è l’alfa e l’omega dell’informazione. Con uno smartphone si può dar vita a un evento nel senso di farlo diventare notizia”.

Peggio stanno solo i quotidiani e i settimanali di carta: “Quanto possono ancora durare i giornali e il concetto per cui tu il giorno dopo vai in edicola per sapere cosa è successo il giorno prima? È ovvio che i giornali stanno facendo una tacita ma evidente migrazione verso il loro prodotto online: è un po’ come il paradosso di Achille e la tartaruga”.


Allora: come sarà l’informazione? Forse, dice Mentana, la sfida da cui partire è distinguere tra informazione e comunicazione. “Oggi anche i leader politici e i leader d’opinione fanno informazione attraverso le piattaforme, questa però non è informazione ma comunicazione ed è proprio qui il problema – spiega –. Qual è ormai la differenza tra informazione e comunicazione? Se persino il presidente degli Stati Uniti può far sapere quello che ha fatto attraverso un tweet, non hai bisogno dell’ufficio stampa, del portavoce o di un giornale. Parlando al tuo pubblico, manca il contraddittorio. A quel punto l’intermediazione giornalistica arriva solo a posteriori ed è costretta a rincorrere”.

Enrico Mentana ai microfoni di Futura News al Festival della tv di Dogliani