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Meno consumi, più costi: cresce la povertà energetica in Piemonte

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Fra il 2021 e il 2022 i consumi di energia elettrica sono calati in ognuna delle otto province della regione Piemonte a fronte di un aumento della spesa sostenuta per l’acquisto di beni e servizi energetici. É quanto emerso dalla ricerca “La povertà energetica in Piemonte” realizzata dalla Turin School of Regulation della Fondazione per l’ambiente, con il sostegno della Fondazione Crt e presentata il 14 marzo a Torino dal ricercatore Stefano Valerio

Lo studio, integrando le banche dati messe a disposizione da Arera, Ministero dell’economia e della finanza, Enea, Istat e Arpa Piemonte, ha cercato di indagare come e se la povertà energetica si sia diffusa nel territorio piemontese. Presenti, per l’occasione, insieme a Enrico Brizio, presidente di Fondazione per l’ambiente, e Luigi Somenzari, responsabile Analisi, sviluppo e progetti europei di Fondazione Crt, anche Chiara Foglietta, assessora alla Transizione ecologica e digitale della Città di Torino, ed Elisa Guiot, dirigente regionale del settore Sviluppo energetico sostenibile. Infine, hanno partecipato alla presentazione Luciano Lavecchia dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, in collegamento, e Andrea Sbandati, direttore di Cispel Toscana.

Il Piemonte verso l’impoverimento energetico

Dall’analisi è emerso che nella provincia di Cuneo i consumi sono calati dell’8,2%. In quella di Torino la diminuzione è stata minore, pari al 3,3%. Ad Alessandria e Asti, invece, la variazione in negativo è stata quasi uguale, rispettivamente del 7,3% e del 7,2%. Tra le provincie con il calo più elevato anche quella di Verbanio-Cusio-Ossola, con il 7,9%. Parallelamente, pur avendo consumato meno energia, nel 2022 le famiglie hanno sostenuto una spesa per il consumo di beni energetici corrispondente al doppio di quella del 2021. La compresenza di questi due fattori, come spiegato nell’analisi, “dà vita a quel processo che si potrebbe appunto definire “impoverimento energetico”, causato da un minore potere di acquisto delle famiglie.

Turin School of Regulation, La povertà energetica in Piemonte, 2024 – CC BY-NC-ND
Turin School of Regulation, La povertà energetica in Piemonte, 2024 – CC BY-NC-ND

Dalla ricerca, inoltre, è emerso anche che fra le provincie più ricche e quelle più povere del Piemonte esiste una differenza quasi del 20% in termini di quantità di energia consumata. La capacità di spesa, perciò, condiziona in modo determinante l’accesso ai servizi energetici e quindi anche la possibilità di avere caldo in casa quando fuori fa freddo e, viceversa, quando all’esterno le temperature aumentano di potersi rinfrescare all’interno.

Il cambiamento climatico condiziona i consumi di energia elettrica

Un altro elemento di interesse, evidenziato da Valerio, è stato che nel corso del 2022 i consumi di energia elettrica sono diminuiti in tutte le provincie piemontesi in tutti mesi dell’anno ad esclusione di giugno e luglio. “È un dato significativo – spiega Valerio -. Significa che nonostante la perdita di potere d’acquisto e il calo dei consumi, a luglio 2022 le famiglie non hanno potuto fare a meno di consumare più energia”. Quella del 2022, infatti, è stata la seconda estate più calda dopo il 2003 e questo, con ogni probabilità, ha influito sui consumi di energia elettrica delle persone: le famiglie, per evitare il caldo, hanno necessariamente dovuto fare ricorso a sistemi di condizionamento e raffreddamento. “In prospettiva, è sicuramente un dato su cui ragionare perché potrebbe andare ad incidere su un ulteriore aumento dei consumi e della spesa a fronte di una minore capacità di sostenere quella spesa stessa”.

Comunità energetiche rinnovabili e bonus: una riflessione per il futuro

A conclusione della presentazione della ricerca, Valerio ha posto alcuni spunti di riflessione: “Ci chiediamo quale sia il legame tra i bonus istituiti dal legislatore e la capacità di alleviare effettivamente la povertà energetica, sembra che abbiano funzionato, ma qual è la loro sostenibilità futura”. Inoltre, in riferimento alle comunità energetiche rinnovabili (Cer), Valerio pensa sia necessario fare ulteriori analisi empiriche per verificare se possano veramente rappresentare una soluzione alla povertà energetica e, insieme, essere uno strumento per abbattere le spese e le emissioni.

E proprio sulle Cer si è espressa anche l’assessora Chiara Foglietta. “I decreti attuativi che sono usciti per tanti cittadini non sono ancora applicabili”, ha detto, facendo riferimento in particolare al decreto pubblicato il 24 gennaio 2024 dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, con un anno e sette mesi di ritardo. E ha specificato: “Il quadro normativo deve essere più chiaro, perché altrimenti non siamo nelle condizioni di finanziare chi intende creare e costituire una Cer”.