La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Lucarelli: “Il colonialismo non ci ha mai lasciati”

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“Il colonialismo non ci ha mai lasciati, è un epoca che rivive sempre nella nostra storia. Siamo sempre dentro il colonialismo, ci coinvolge in ogni momento. Ci sono molte persone che tendono a dare una revisione in positivo di quell’epoca, altri che tendono addirittura a negarlo”. Carlo Lucarelli, scrittore e conduttore televisivo, parla così dell’epoca del colonialismo, soprattutto quello che coincide con il fascismo. Lo scrittore di Parma è stato ospite della terza giornata del Salone del Libro, dove ha presentato sua ultima opera, intitolata non a caso Bell’Abissina: “Io voglio raccontare quell’Italia lì, gli aspetti di quell’epoca. Questo libro racconta delle contraddizioni, che capirete quando lo leggerete”.

Un problema è la percezione, la memoria frutto del vieto ‘italiani, brava gente’, che ha cancellato gli orrori di un dominio violento dell’Africa, anche da parte del Belpaese. “Dobbiamo toglierci della testa l’idea che noi ‘non eravamo come gli inglesi’. Anzi, eravamo esattamente come loro, perché si può dire che entriamo nel novero delle grandi potenze europee proprio quando cominciamo a menare i neri” ha aggiunto Lucarelli.

Lucarelli: “La narrazione serve a mettere insieme le storie”

Lucarelli, poi, parla del colonialismo moderno: “Narrare queste storie è importante. La narrazione serve a mettere insieme le storie e a raccontarle. Il colonialismo, comunque, non è scomparso. Oggi ci sono altre forme di colonialismo”. Poi aggiunge: “Quella fase storica continua ancora a vivere nella memoria di qualcuno anche grazie, ad esempio, al mausoleo del generale Graziani”.

All’incontro è presente anche Igiaba Scebo, scrittrice italiana di origini somale: “Non so se gli italiani abbiano rimosso questa fase storica. Ennio Flaiano fu il primo a parlare del colonialismo già nel 1947. I fatti relativi del colonialismo sono classificabili come crimini di guerra, ma per me è importante anche la parte culturale relativi ai crimini di guerra”. La chiusura dell’evento è affidata a Driant Zeneli, artista albanese che ha esposto in posti molto importanti come il museo d’arte moderna e contemporanea di Torino. Zeneli ha dato un suggerimento alla stampa: “Ci sono diverse forme di colonialismo oggi. I media hanno la responsabilità di lavorare di più su questo tema”.