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Lo sciopero della fame di Ruggero contro l’immobilismo sul clima

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L’ombra della protesta tra gli ori reali. In piazza Castello, ai cancelli dell’iconica residenza sabauda, un turista vuole farsi una foto vicino a un cartello con su scritto “Crisi climatica & ecologica”. Accanto a lui, fuori dall’inquadratura nonostante sia ben in vista, c’è un ragazzo che quel cartello ce l’ha messo per protesta: Ruggero Romano Reina, un ragazzo di 27 anni che da 4 giorni è in sciopero della fame.

Catanese di nascita, è stato studente a Torino ed è laureato in scienze e tecniche psicologiche. È un attivista di Extinction Rebellion, gruppo diventato noto per le “azioni” di disobbedienza civile durante i summit nazionali e internazionali sui cambiamenti climatici, per spingere i governanti a misure realmente efficaci. Il suo sciopero sarà a oltranza e la richiesta è diretta alla Regione Piemonte: “chiedo che venga convocato un consiglio regionale aperto che abbia come tematica le politiche sui cambiamenti climatici”.

Ruggero denuncia l’immobilismo su clima e ambiente, nonostante la Regione sia consapevole del problema. Sul sito istituzionale si cita anche il rapporto Arpa del 2019, che evidenzia che in Piemonte, in sessant’anni, sono aumentate sia le temperature massime giornaliere (+2°) che minime (+1,5°). Viene rilanciato anche il report dell’Ipcc, con la famosa “soglia della paura” del grado e mezzo di riscaldamento globale entro il 2050.

“A queste dichiarazioni non ha fatto seguito alcuna politica concreta”, prosegue Ruggero. “Abbiamo una strategia regionale sui cambiamenti climatici e tre piani che dovrebbero implementarla, ma ancora oggi sono semplici documenti di indirizzo. Si dovrebbe arrivare a una riduzione delle emissioni a livello globale – e quindi anche regionale – entro il 2030, ma non abbiamo una road map che ci conduca a quell’obiettivo. E Torino è e rimane una delle città più inquinate”. Secondo i dati citati dal rapporto Rota, sebbene il capoluogo piemontese abbia registrato la maggior riduzione di particolato atmosferico tra le grandi città nell’ultimo decennio (-30%), nel 2020 si evidenzia un “costo sociale” della pessima qualità dell’aria pari a 2047 Euro per cittadino, contro una media italiana di 1400 Euro e una media Ue di 1250.

Tra le richieste di Extinction rebellion c’è anche la costituzione di assemblee cittadine: dice Ruggero che “La discussione su crisi climatica ed ecologica ha ricadute sociali ed economiche: è necessario un processo di partecipazione deliberativa, perché i cittadini abbiano un ruolo di primo piano”. Lo sciopero di Ruggero serve anche a sensibilizzare le persone su un tema su cui non c’è ancora consapevolezza perché considerato lontano. E sulle responsabilità è tranchant: “è colpa delle istituzioni e dei media, che non trattano questa crisi in maniera sistemica. Non vengono comunicate bene le ricadute sul sistema sociale ed economico. Esemplare è la crisi energetica che stiamo attraversando adesso. Si dice che sia colpa della transizione ecologica, in realtà basta approfondire per capire che, invece, è l’effetto del ritardo accumulato nella transizione ecologica”.

Ancora nessuna reazione della politica sullo sciopero di Ruggero. Lui dice che “ci sono consiglieri che solidarizzano con le richieste del movimento e sono venuti a presenziare durante le scorse azioni. Io il mio lo sto facendo: sono qui tutti i giorni, di solito dalle 9 alle 3 del pomeriggio, e quando finirà il mio sciopero è responsabilità della regione”.