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Lavoro povero e precariato nel Primo Maggio di Torino

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“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. I sindacati confederali Cisl Cgil e Uil Torino evocano il 75° anniversario della Costituzione per inaugurare la manifestazione del Primo Maggio 2023. Ma parlare di “festa del lavoro” e “festa dei lavoratori” sembra sempre meno appropriato. Tra morti bianche, disugualianza crescente, scarse garanzie e discriminazioni c’è poco da celebrare. Tra queste piaghe sociali ce n’è una che cambia sostanzialmente i presupposti dell’art. 1 della Costituzione: il lavoro non garantisce una vita dignitosa. Il lavoro povero e il lavoro precario, grandi protagonisti di questo periodo storico, spingono a ribasso le condizioni di vita di milioni di persone in Italia. Torino è il riflesso di questa tendenza: le giovani generazioni cercano fortuna altrove. È una città “sempre più vecchia e sempre più vuota”, ha osservato il segretario uscente della Cisl Domenico Lo Bianco.

Nella provincia di Torino, nel 2022, più del 70% dei contratti è a termine, di somministrazione o di lavoro intermittente. Lo Bianco, descrive un mercato del lavoro frammentato e in movimento. Torino ha un numero molto alto di occupati nel settore dell’industria e dei servizi ad essa collegati, afferma. Il maggior numero di avviamenti precari avviene nell’ambito del commercio, della ristorazione, del terziario. “I più penalizzati sono giovani e donne, maggiormente occupati in quei settori, spesso con contratti precari e con orari di lavoro ridotti, part-time in gran parte involontari, che rendono poveri anche gli occupati”.

“È necessario cambiare paradigma”, dice Gabriella Semeraro, neoeletta segretaria della Cgil. Al precariato, infatti, si affianca l’aumento della disuguaglianza, con la forbice tra ricchi e poveri che continua ad allargarsi. Le difficoltà economiche e la marginalizzazione sociale si sovrappongono e aggravano le situazioni di pregressa vulnerabilità. A questo proposito, tra le sfide urgenti che verranno toccate dalla piazza del Primo Maggio 2023 c’è quella abitativa. “Mancano le risorse a sostegno degli affitti e delle morosità incolpevoli. Questo causerà problemi in varie città, compresa Torino”. E poi c’è il tema del sostegno alle persone in difficoltà. Il reddito di cittadinanza “cambierà dal 2024, e questo renderà più difficile sostenere le famiglie”. Infine, c’è il grande problema della sanità pubblica. Liste d’attesa infinite, da una parte, e mancanza di reddito per rivolgersi a strutture private, dall’altra, rendono l’accesso alle cure mediche un privilegio: “Bisogna lavorare affinché un diritto universale sancito dalla Costituzione sia riconosciuto a tutti”, ha affermato Semeraro.

La manifestazione prevista per lunedì a Torino, con ritrovo alle 9 in piazza Vittorio Veneto, arriverà sul palco degli interventi in piazza San Carlo intorno alle 11. Il segretario Uil Gianni Cortese si è augurato che il corteo non sia “inquinato da azioni di gruppi incontrollati”. Ma le istanze di trasformazione radicale del mondo del lavoro sembrano farsi sempre più urgenti.  Se, come ha affermato la politiloga Nadia Urbinati, “porre il lavoro alla base della politica democratica comporta rivederne il significato, il valore, il senso: significa emanciparlo dallo stigma della sofferenza facendone una condizione di possibilità ed emancipazione”, dalla piazza di questo Primo Maggio non ci si potrà che aspettare la manifestazione di tutte le contraddizioni che il mondo del lavoro sta attraversando.