“Sognare per me ormai è un po’ difficile, ma la mia prima cosa bella sarebbe poter ritornare a ricordare la memoria di mia figlia, che vive nella sua Associazione”. Maria, 64 anni, ci ha raccontato la storia di un genitore che non può vedere il proprio figlio, o la propria figlia, crescere e raggiungere i suoi sogni. Dalia – sua figlia – aveva 20 anni quando un terribile male l’ha portata via, troppo presto.
“Ho puntato tutto sui miei figli, e sapere che uno di loro non potrò vederlo maturare mi toglie una parte di me. Attraverso l’Associazione Dalia, però, voglio far vivere mia figlia nei sogni e nelle speranze di ragazzi che, diversamente, non potrebbero farlo”. L’Associazione è infatti impegnata nell’offrire la borsa di studio “Lettera D” presso il Politecnico di Torino – dove Dalia studiava Ingegneria Gestionale – e presso la scuola di danza Turin Dance Academy, fondata dalla sua maestra di ballo (con la borsa di studio “Balla per Dalia”). “Erano le sue due grandi passioni, lo studio e il ballo: i suoi sogni” ha ricordato Maria.
“Nella primavera del 2019 abbiano assegnato la prima borsa di studio, e la cerimonia pubblica al Politecnico è stata per me un bellissimo momento di ricordo. Tutti i presenti hanno conosciuto la storia di Dalia. Per me è stata dura, come ogni volta che penso a lei, ma mi ha comunque riempito di felicità”. Un’occasione di ricordo che, quest’anno, è stata limitata dalla pandemia. “La scorsa primavera la proclamazione pubblica non si è potuta svolgere, e temo che non si possa fare nemmeno quest’anno. La borsa di studio è stata assegnata, ma è mancato quel bel momento di ricordo”. Mentre per la borsa di studio di danza, tutto è bloccato. “Essendo chiusa la scuola, abbiamo dovuto mettere in pausa tutto il progetto. Nonostante la borsa sia pagata nessuno può usufruirne”.
Ci sono poi anche altre attività di volontariato che l’Associazione Dalia vuole portare avanti, ma la maggior parte è bloccata dal Covid. “Per esempio, mio marito ora andrà in pensione, e voleva iniziare a dare lezioni di guida gratuite attraverso l’Associazione. Per ora il progetto è in stand-by e chissà quando potrà partire” ha aggiunto Maria.
“Spero davvero che i vaccini ci faranno uscire da questa situazione, perché continuare a ricordare Dalia, far conoscere la sua storia e aiutare il prossimo in suo nome, è il mio più grande desiderio”. Una prima cosa bella, che non può non essere raccontata.
Da ormai un anno sognare sembra un privilegio del passato. La pandemia ci ha confinato all’interno delle nostre case e ha limitato il pensiero del futuro. In momenti così, aggrapparci alla speranza può essere la miglior medicina. Condividere i propri sogni non solo aiuta noi stessi, ma dà speranza anche al prossimo.