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Iveco, lo sciopero delle lavoratrici Meridiana

Un muro da tirare giù. È fatto di discriminazioni, carichi di lavoro eccessivi e problemi di salute, contratti precari e vulnerabilità sociale. L’8 marzo per chi lavora in Iveco non è solo la Giornata internazionale della donna, ma è anche l’occasione per rivendicare ancora una volta che il lavoro è un diritto. Insieme alle attiviste di Nonunadimeno (Nudm) e al sindacato Si Cobas, quindici lavoratrici a rischio licenziamento hanno manifestato per condizioni di lavoro dignitose bloccando l’accesso dei camion alla sede Iveco di Lungo Stura Lazio.

La mobilitazione è iniziata quasi un anno fa. Ad aprile dello scorso anno le dipendenti della cooperativa Meridiana Trasporti Soc. Coop, subappalto di Iveco, si sono viste recapitare una lettera che annunciava 40 posti di lavoro in esubero e un imminente licenziamento collettivo. “La ragione è che Iveco ha aperto un nuovo polo logistico a San Mauro Torinese e piano piano sta spostando le lavorazioni”, spiega un portavoce di Si Cobas.

Il lavoro è diminuito, dicono dall’azienda di automotive. Il lavoro c’è, ma è precarizzato, ribadiscono le scioperanti e i sindacati. Meridiana attribuisce la necessità di mandare a casa le persone impiegate nel comparto di confezionamento dei ricambi per autovettore di Iveco al nuovo polo logistico aperto nell’hinterland torinese. Dopo aver terziarizzato una parte del lavoro con un appalto a KN, Kuehne Nagel e un subappalto a Meridiana, lo spostamento della gran parte della produzione a San Mauro Torinese richiede una re-internalizzazione delle attività, hanno spiegato i portavoce di Meridiana nella lettera che annunciava i licenziamenti.

Nel corso dei mesi di mobilitazione l’azienda avrebbe ridotto il numero dei posti in esubero a 15. “Oggi abbiamo deciso di effettuare un blocco insieme alle lavoratrici e ai lavoratori della cooperativa per denunciare le loro condizioni di lavoro – dice Maria, attivista di Nudm – e soprattutto per denunciare la procedura di licenziamento collettivo”. Le contrattazioni hanno coinvolto anche Regione, Prefettura e sindacati confederali, e dopo quasi dieci mesi le lavoratrici hanno ottenuto un parziale risultato. L’azienda non procederà con i licenziamenti, ma ha invitato le dipendenti a rassegnare dimissioni volontarie a fronte di un incentivo circa 14.000 euro.

Le donne organizzate con Si Cobas e supportate dal collettivo transfemminista Nonunadimeno chiedono l’internalizzazione nel nuovo polo produttivo Iveco e l’annullamento della procedura di licenziamento. Iveco si era resa disponibile a valutare la loro assunzione nella nuova sede di San Mauro, ma finora nessuna delle lavoratrici è stata contattata. “Chiediamo di parlare con i dirigenti. Finché non avremo risposte continueremo a bloccare i cancelli, tutti i giorni, a costo di dormire qui con una tenda e con i nostri figli”, dicono le manifestanti.

Il presidio per la giornata dell’8 marzo continua fino a sera con un corteo da piazza XVIII dicembre a piazza Vittorio Veneto.