Uno spettacolo per i senzatetto e come teatro piazza Carignano. L’appuntamento è per le 16 di oggi, mercoledì 17 febbraio, a Torino. A quell’ora si alzerà il sipario, se così si può dire, su “Io e Matteo – Teatro di riciclo®”, organizzato dalla Compagnia Marco Gobetti in collaborazione con Unione culturale Franco Antonicelli. Scritto da Annalisa De Lucia, il lavoro ha debuttato nel 2000 al Teatro Garybaldi di Settimo Torinese per la regia di Leo Muscato, con lo stesso Marco Gobetti tra gli interpreti. Gobetti con la sua compagnia ha deciso di riutilizzare lo spettacolo per questa attività a scopo benefico. Mercoledì 10 febbraio la pièce è stata presentata per la prima volta, raggiungendo un successo di pubblico tale da organizzare una replica per tutti i mercoledì di febbraio. Prossimo appuntamento il 24 febbraio, con doppio spettacolo, alle 13 e alle 16, sempre in piazza Carignano.
L’iniziativa nasce con il fine di fare beneficienza verso i senzatetto della città, che in questo periodo versano in una condizione di grande difficoltà. Tutti i proventi generati e le offerte libere saranno devolute interamente in atti di solidarietà, anche pratica, verso le persone senza fissa dimora. Anche il pubblico potrà suggerire modalità di supporto. Il ricavato della prima data è stato impiegato nell’acquisto di coperte e di generi alimentari.
“Io e Matteo” è il racconto ininterrotto di un uomo e Matteo, il suo amico inseparabile che trascina su strada in un carrello per la spesa.
Una storia che ricorda anche quando il protagonista si era sposato con Maria sulle scale di una chiesa e di come a sposarli fu il Maestro. Poi altri aneddoti e altri personaggi fanno da contorno, come la signora Marta e la bontà dei suoi maccheroni e delle sue minestre.
E nella storia di “Io e Matteo” emerge anche la difficoltà della vita per strada, di quanto fa freddo e di quanto sia bello farsi la barba, della paura delle sirene, di ambulanze e polizia. E dell’unica mano che gli resta e di coperte, di fame e di fughe.
Per “teatro di riciclo” ci si riferisce all’atto di riprodurre una replica di uno spettacolo in cui un attore abbia preso parte o sia stato spettatore. La trama e le immagini dello spettacolo rivivono in contesti nuovi, influenzati da nuovi pubblici, palcoscenici e interpreti.
Il “riciclo” del teatro non intende essere surrogato del teatro stesso, ma “concentrato rarefatto, essenza che ne sublima la mobile immanenza, la magia: l’’altrove rimanendo’. Travaso di generi, base concreta per l’utopia.”
“Lo spettacolo nasce in strada – afferma Marco Gobetti –. In quanto attore, sono cosciente dell’impatto che la mia azione può avere sulla società e non posso dunque far finta di nulla di fronte a quanto nella società stessa accade. Gli attori e i lavoratori dello spettacolo fanno parte della classe del proletariato contemporaneo: è loro dovere, quindi, solidarizzare con chiunque abbia un reddito sotto una certa soglia o veda minacciato l’esercizio di propri inalienabili diritti. A cominciare dai senzatetto, in particolar modo quando – come in questo caso – siano fatti oggetto di azioni vergognose proprio da parte delle Istituzioni che dovrebbero tutelarli”.