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Infermieri in sciopero in piazza Castello: “Più fondi e più rispetto”

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Un muro di scatole vuote è stato eretto nella mattina di venerdì 1 aprile, in piazza Castello, durante il flash mob di protesta organizzato dal Nursing Up, il sindacato degli infermieri. Scatole vuote, come – sostengono gli organizzatori – le promesse fatte dal governo a una categoria che da anni rivendica maggiori risorse, maggiori tutele contrattuali e maggiori riconoscimenti delle competenze cliniche degli operatori sanitari assistenziali, in osservanza della legge n.43 del 1 gennaio 2006. E questo mentre, secondo il sindacato, le strutture sanitarie a corto di personale “spremono” i lavoratori assunti tra turni di lavoro massacranti e straordinari pagati poco o nulla.

Il primo punto oggetto di rivendicazioni riguarda proprio la carenza di personale: “Con la pandemia sono state potenziate le infrastrutture sanitarie locali (Cavs, Case della Salute, infermieri di comunità) su tutto il territorio del Paese. Ma se non si assume ulteriore personale, questi edifici rimangono solo scatole vuote”, lamenta Claudio Delli Carri, segretario regionale del Nursing per il Piemonte.

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Lo scorso 3 marzo la Regione Piemonte ha annunciato la proroga dei contratti sanitari in scadenza (stipulati per far fronte all’emergenza sanitaria) fino a fine 2022. Ma la decisione non basta a gettare acqua sul fuoco della proteste: “Ad oggi mancano più di 4mila infermieri in Piemonte. Con la stabilizzazione tanto annunciata da Cirio non riusciamo a coprire nemmeno un quinto del personale di cui avremmo bisogno per assicurare un servizio di qualità ai cittadini”, chiosa Delli Carri, che promette battaglia anche nelle settimane a venire: “Abbiamo intenzione di coordinarci con altri sindacati per creare uno stato di agitazione a livello regionale affinché il governo centrale ci ascolti”.

Una delle ragioni della protesta riguarda le attuali condizioni contrattuali del comparto sanità, che non prevedono sostanziali differenze tra infermieri in base al tipo di prestazioni offerte e l’unica variabile resta il titolo di studio: “In termini di retribuzione, di fatto, non c’è alcuna differenza tra un’operatore sanitario che ha potuto lavorare in smart-working e uno che magari ha passato due anni in reparto Covid”, commenta Ivan Bufalo, uno degli infermieri del CTO presenti alla manifestazione.

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Poi c’è il problema stipendi: “Quelli della nostra categoria sono tra i più bassi d’Europa. Il governo continua a fare promesse, ma non vengono mai mantenute. Siamo stanchi e non possiamo andare avanti così”, attacca Delli Carri, mentre alle sue spalle si leva il coro “rispetto, rispetto”, intonato dai partecipanti al sit-in, scesi in piazza davanti alla Prefettura. Le mobilitazioni vanno avanti ormai da mesi, la soluzione appare però lontana.