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Il terziario torinese cresce, ma pesa il degrado urbano

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Nel settore terziario torinese c’è voglia di investire, ma in numeri assoluti le aziende che si recano in banca sono sempre meno. È un segnale comunque positivo e inatteso per l’economia locale quello evidenziato dall’indagine dell’Osservatorio di Ascom Confcommercio Torino sulle imprese del territorio. Ma inflazione, aumento dei costi dell’energia, delle materie prime e del credito continuano a pesare sulla tenuta del tessuto economico. Non solo: per le imprese torinesi il tema del degrado urbano resta un punto cruciale.

Il rapporto dell’Osservatorio di Ascom e Format Research fotografa il panorama delle imprese del terziario della provincia di Torino. L’onda lunga della pandemia e della guerra in Ucraina ha avuto un impatto anche sulla domanda totale di credito alle banche. C’è meno credito disponibile e costa di più, per questo il numero di coloro che si rivolgono agli enti erogatori dei prestiti è diminuito. Ma ci sono ragioni per essere ottimisti. “Rileviamo più fiducia perché chi chiede credito lo fa per fare investimenti”, ha detto il presidente di Format Research Pierluigi Ascani.

“L’immagine restituita dall’indagine riflette un tessuto imprenditoriale tenace, che non si lascia spaventare da una congiuntura generale avversa”, afferma la presidente di Ascom Torino Maria Luisa Coppa. Ciò è vero in particolare a Torino, dove il turismo sta tornando a respirare: nei primi mesi del 2023 ha visto aumentare del 15% circa dei servizi ad esso legati.

Anche se la tendenza è quella di un progressivo miglioramento dello stato dell’economia locale, c’è bisogno di sostegno, secondo Coppa, sia economico che fiscale. L’intervento pubblico è richiesto soprattutto per quanto riguarda la gestione del degrado urbano: “Chiediamo aiuto alle amministrazioni per ridare vivacità alle vie e creare la piacevolezza della vita”, ha detto la presidente di Ascom. Le aziende del campione hanno lamentato l’impatto negativo che hanno sulla loro attività economica il dissesto stradale e delle ciclabili e il problema dei rifiuti e della marginalizzazione sociale. Sono questi i fattori che, secondo Pierluigi Ascani di Format Research, che ha realizzato l’indagine, “diminuiscono la qualità della vita delle imprese”. 

“La presenza di clochard viene percepita soprattutto dalle imprese dei pubblici esercizi e del commercio al dettaglio della città di Torino, rispettivamente: dal 45,5% e 42,1%. Al fine di far fronte al disagio sociale del quale i clochard sono espressione, le imprese della città di Torino sostengono che dovrebbero essere principalmente incentivate le reti di primo sostegno (42,2%)”, si legge nel comunicato. Alle aziende che hanno risposto al sondaggio è stato chiesto quale pensano debba essere la misura da adottare in risposta al fenomeno, escludendo dalle opzioni l’intervento delle autorità di polizia. La scorsa settimana Ascom ha riunito in un comitato i rappresentanti di diversi territori, per dialogare con le istituzioni e “portare avanti un programma ragionato di manutenzioni e miglioramento dell’ambiente circostante”.