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Il Milan passa ufficialmente da Silvio Berlusconi a Yonghong Li: le tappe del closing

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Alla fine è successo: il Milan non è più di Silvio Berlusconi e della holding Fininvest. Oggi è stato firmato il passaggio definitivo del 99,93% delle quote azionarie alla società lussemburghese Rossoneri Sport Investment Luxembourg del cinese Yonghong Li nello studio legale associato “Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners”.

Un processo lungo, quello del closing con i cinesi, caratterizzato da dubbi, incertezze, rinvii, prestiti, caparre e cambi di protagonisti. Un processo iniziato un anno fa con la conferma della volontà di Silvio Berlusconi di vendere il Milan “in mani stabili e sicure per far sì che continui la sua storia gloriosa”, dopo la bolla di sapone rappresentata da Mr Bee Taechaubol nel 2015.

Le mani stabili e sicure erano state individuate  il 5 agosto scorso nell’imprenditore cinese Yonghong Li, sostenuto, si diceva, dal governo della Repubblica Popolare Cinese guidata da Xi Jinping, attraverso la management company Sino-Europe Sports Investment Management Changxing. Il comunicato ufficiale da parte di Fininvest aveva reso nota la cifra complessiva dell’operazione, 740 milioni di euro di cui 220 a coprire i debiti della società rossonera, e aveva indicato lo scopo di “dotare il Milan, attraverso un assetto proprietario finanziariamente adeguato, di quelle risorse sempre più elevate ormai indispensabili per riportarlo a competere con i più importanti club del calcio mondiale”.

Proprio il 5 agosto è arrivata la prima “mini caparra” da 15 milioni, seguita da un’altra di 85 il 6 settembre, in anticipo rispetto alla previsione di 35 giorni indicata nel comunicato. Da quel momento un rallentamento nelle operazioni, che ha fatto sospettare sia i tifosi milanisti sia diversi giornalisti che seguivano la vicenda sull’affidabilità della cordata cinese e sulla reale provenienza del denaro da impiegare, complice anche la solita campagna acquisti (apparentemente) di basso profilo nel calciomercato estivo.

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Dopo l’ultimo Milan-Inter allo stadio da presidente del Milan del 20 novembre, caratterizzato da un emozionante 2-2 sul campo ed una altrettanto emozionante e commovente scenografia della Curva Sud che ricordava i successi ottenuti nella sua era, Berlusconi aveva dichiarato a Matrix che se non fossero arrivati altri 100 milioni di caparra il 13 dicembre, sarebbe stato pronto a riprendersi i rossoneri puntando sui giovani italiani.

E il 13 dicembre i 100 milioni sono arrivati insieme alla dichiarazione di Li all’Ansa, in cui il proprietario di SES auspicava la presenza del Cavaliere come presidente onorario a cessione avvenuta. Nel frattempo, SES aveva trovato i riferimenti italiani per la nuova proprietà in Marco Fassone, ex direttore marketing della Juventus ed ex direttore generale di Napoli e Inter, e Massimiliano Mirabelli, altro ex interista, capo degli osservatori. Una chiara inversione di tendenza rispetto all’input presidenziale “il Milan ai milanisti” che ha visto in panchina Fabio Capello, Carlo Ancelotti, Filippo Inzaghi e Clarence Seedorf e tra i dirigenti gente come Franco Baresi, ma soprattutto un segnale forte per Adriano Galliani, amministratore delegato dal 26 marzo 1986. Proprio questi nomi avevano scatenato opinioni contrastanti tra i tifosi: da un lato la voglia di cambiare e riscattarsi dopo 5 anni da attori non protagonisti in campionato, dall’altro la poca fiducia nei confronti di chi aveva avuto a che fare con i “cugini”.

A rallentare e posticipare più volte il closing della trattativa erano state le decisioni del governo cinese di limitare l’espatrio di capitali per difendere l’economia interna, varando diversi livelli di controllo sia per verificare l’approdo dei capitali, sia per valutare il valore effettivo delle società in cui si investe. Per questo motivo è stata creata la Rossoneri Sport Investment Luxembourg, con sede e contatti dislocati tra Hong Kong e Lussemburgo, in cui sono confluiti i capitali del fondo SES e quelli del finanziamento da parte del fondo statunitense Elliott e la Blue Skye, una società inglese di investimento con specializzazione nelle ristrutturazioni aziendali. Per l’esattezza, 303 milioni di euro ripartiti in questo modo: 180 per il closing, 50 per la gestione del Milan e 73 per il pagamento dei debiti. Tutto questo poche ore dopo le due tranches ravvicinate da 20 e 30 milioni fatte pervenire da RSI il 22 e il 24 marzo, allo scopo di fissare l’appuntamento decisivo per finalizzare la trattativa, cioè il 13 aprile, a due giorni dal derby di ritorno di sabato 15.

Nella serata di mercoledì l’ultima riunione del consiglio di amministrazione del Milan, che si è dimesso quasi in toto, a partire dal Presidente e dai due amministratori delegati, Adriano Galliani e Barbara Berlusconi: unico “superstite” l’avvocato Leandro Cantamessa. Questa mattina sono stati firmati i documenti da David Han Li e Danilo Pellegrino, amministratore delegato di Fininvest, sono partiti i bonifici da 370 milioni (270 per il closing e 100 ripartiti tra Fininvest e Milan) da Hong Kong, sono passati da Lussemburgo e sono arrivati nel conto Unicredit di Fininvest alle 14:01.

Pochi minuti più tardi è stato annunciato il passaggio di proprietà tramite un comunicato congiunto Fininvest-RSI pubblicato sul sito del Milan e il notaio Giacomo Ridella alle 15:30 ha autenticato le firme delle due parti coinvolte nella grande operazione, che segna l’addio ufficiale di Silvio Berlusconi (che non sarà neanche presidente onorario) al Milan, accompagnato da un lungo ringraziamento ai tifosi rossoneri.

Dopo 31 anni e 2 mesi, Silvio Berlusconi lascia con 29 trofei conquistati sotto la sua Presidenza: 5 Coppe dei Campioni/Champions League, 5 Supercoppe Europee, 3 Coppe Intercontinentali/Mondiali per club, 8 campionati, 2 Coppe Italia, 7 Supercoppe Italiane, l’ultima contro la Juventus il 23 dicembre scorso. È il Presidente più vincente della storia del calcio a pari merito con Santiago Bernabéu, a cui hanno intitolato lo stadio del Real Madrid. Forse gli intitoleranno un ipotetico nuovo stadio del Milan, che intanto ha vissuto, vive e vivrà le 48 ore di vigilia a un derby, fondamentale per centrare la qualificazione alle coppe europee e da giocare in maglia bianca come quello perso 3-1 esattamente 20 anni fa, più movimentate della sua storia.

ARMANDO TORRO