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Il Cecchi Point apre le porte ma chiede chiarezza sui lacrimogeni

“Apriremo tutto e faremo vedere le cose belle che si fanno qui dentro e che abbiamo costruito nel tempo”. Così Paolo Angeletti, presidente di Educadora, racconta come il Cecchi Point, la Casa del quartiere Aurora, intende rispondere agli eventi del 4 marzo scorso, quando una parte del corteo degli anarchici in solidarietà ad Alfredo Cospito si è riparato nel cortile interno del centro e le forze dell’ordine hanno cominciato a lanciare lacrimogeni. Una cinquantina quelli raccolti dai volontari.

A distanza di una decina di giorni, il Cecchi non ci sta e, dopo la denuncia a caldo dei fatti, ha organizzato per sabato 18 marzo l’evento “C’è cchi in strada si diverte“, una giornata per rivendicare la propria identità, “quella di uno spazio che vuole essere il più possibile aperto alla cittadinanza e che contrasti l’emarginazione coinvolgendo le persone nella vita comunitaria del centro”. 

“Una risposta positiva”, dicono i volontari del centro, che chiedono però chiarimenti alle Istituzioni: “Abbiamo visto cos’è accaduto quella sera – continua Angeletti -, l’aria satura di lacrimogeni e il panico scatenatosi in pochi istanti. In questi giorni abbiamo parlato con gli assessori di riferimento. Incontreremo il questore e chiederemo conto di questa gestione dell’ordine pubblico”. 

La vita al Cecchi

Attività per i ragazzi del quartiere, supporto alle famiglie, corsi di alfabetizzazione per adulti, progetti di coinvolgimento delle donne. Alla Casa del quartiere di via Antonio Cecchi sono attivi uno sportello legale e uno sociale, uno spazio gestito dal Centro migranti “Marco Cavallo”, una ciclofficina, una falegnameria, un’osteria. Ci sono libri a disposizione, orti urbani, un campo da calcio. C’è la storia di tante, tantissime associazioni che si sono messe a disposizione della Città e, soprattutto, c’è l’impegno di coloro che credono nella comunità. 

“Per questo vogliamo far conoscere la situazione e rispondere in maniera positiva – conclude Angeletti -, perché quello che facciamo qui non è per noi o per le associazioni, ma per tutto il quartiere che ha subito questa situazione. Dopo i fatti del 4 marzo resta tanta amarezza. È accaduta una cosa grave, ma la nostra risposta deve essere propositva. Da anni lavoriamo per creare una rete di comunità, è stato un lavoro lungo e la gente deve sentirsi sicura a venire qui”.

Rosatelli: “Costruire una relazione di maggiore conoscenza per evitare che si ricreino situazioni simili”

“Me ne sto interessando perché le case del quartiere sono tra le mie competenze e non avrei potuto non farlo. Oltre a questo l’ho fatto perché riconosco l’importanza di un luogo come il Cecchi Point per il quartiere Aurora, è un posto che frequento molto e le cui attività apprezzo”, racconta l’assessore alle Politiche sociali Jacopo Rosatelli. Quindi, il suo impegno è ora rivolto alla creazione di “una relazione di maggiore fiducia e conoscenza” tra le realtà del territorio e i responsabili dell’ordine pubblico. Secondo lui, infatti, sarebbe stato questo l’elemento mancante, all’origine di quanto accaduto: “Probabilmente non tutti gli elementi a disposizione che potevano aiutare erano presenti. Nell’intervento di ordine pubblico forse immagino che se fosse stato più chiaro che cos’era il Cecchi Point magari non sarebbe stato fatto quello che è stato fatto” Questa è la mia ipotesi e quindi mi muovo nell’ottica di cercare far conoscere ai responsabili dell’ordine pubblico cittadino meglio quello che la città ha sul territorio che forse può aiutare se si dovessero ricreare situazioni simili.”