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Haaretz. Mantenere la complessità nel racconto del conflitto a Gaza

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Dopo il 7 ottobre 2023 e l’attacco a Israele da parte di Hamas, l’opinione pubblica e il mondo dell’informazione – in Italia e nel mondo – si sono molto polarizzati. All’interno dello Stato israeliano c’è invece stata una tendenza dei media a schierarsi dalla parte del governo. “Anche prima del 7 ottobre molti media israeliani erano molto nazionalisti. C’era anche chi era critico del governo, ma ora non lo è abbastanza” sostiene Noa Landau, vicedirettrice del quotidiano israeliano progressista Haaretz.

Loro hanno cercato di mantenere un approccio completo, hanno cercato di spiegare il contesto precedente, hanno verificato ogni informazione prima di diffonderla e hanno continuato a raccontare anche la situazione interna alla striscia di Gaza, il tutto mentre contestavano l’operato del premier Benjamin Netanyahu. Questo lavoro è stato portato avanti non senza difficoltà, sia da parte dei giornalisti israeliani, sia da parte di quelli palestinesi all’interno della redazione, dove sono stati chiamati anche dei terapeuti per supportare i redattori nell’affrontare ciò che stava succedendo. Alcuni di origine israeliana erano magari stati colpiti dagli attacchi di Hamas. Quelli palestinesi si sono invece ritrovati in una situazione più difficile che mai, non potendo neanche criticare liberamente l’operato del governo.

Secondo Noa Landau, però, fare un racconto corretto non è neanche una questione di oggettività o imparzialità. “Non esiste una completa imparzialità. C’è il vero, c’è il falso ma ci sono anche le interpretazioni dei fatti, quali fatti vengono riportati e quali no. Penso che chi richiama all’oggettività non pensa al fatto che le news non sono prodotte dall’AI ma da persone che hanno delle visioni del mondo”. Ciò che è importante è cercare di essere completi e, soprattutto, trasparenti.