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Giovani malati di slot e scommesse

Soldi che vanno (tanti), soldi che vengono (pochi): tra il jingle delle slot machine e l’ebbrezza di una scommessa, anche gli adolescenti sono attratti dal gioco d’azzardo. In Piemonte il 32% di ragazzini tra i 15 e i 19 anni hanno giocato almeno una volta nel 2016. Un dato in calo rispetto al 2015 (34,2%), anche se ad aumentare sono i profili a rischio, passati in dodici mesi dal 9,4 al 12%. Lo rivela lo studio Espad dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr), coordinato da Sabrina Molinaro.

“In Italia nessun prodotto è stato commercializzato in modo così pervasivo – spiega Paolo Jarre, direttore del dipartimento patologia delle dipendenze Asl Torino 3 – E poi ci si mettono anche i genitori, che non si fanno problemi a mandare i propri figli a comprare i Gratta e vinci”. Il report del Cnr dice che in Piemonte le tipologie di gioco più diffuse tra i giovani sono proprio i Gratta e vinci (79,5%, 12 punti in più della media nazionale) e le scommesse sportive (33,4%), seguite da lotto e superenalotto (18,6%), bingo e tombola (18,1%), video poker e slot machine (17,4%). Si gioca di più al bar, al pub e nelle tabaccherie (44% contro il 36,5% della media nazionale), ma anche da casa (23,9%).

Senza dimenticare le piattaforme online, utilizzate dal 16,8% dei giovani utenti e in costante crescita. «Il web ha facilitato l’accesso ai giochi e permette di fare le proprie puntate in modo riservato – prosegue Jarre – In Italia, però, il livello di alfabetizzazione informatica è inferiore a molti altri Paesi: al momento Internet contribuisce solo al 20% del fatturato del gioco d’azzardo». Sulla spesa media mensile i dati piemontesi combaciano con quelli nazionali: il 71,6% degli studenti spende 10 euro o meno ogni mese, il 18,9% una cifra compresa tra gli 11 e i 50 euro e il 9,6% oltre 51 euro.

Con la legge regionale numero 9 del 2 maggio 2016 il Piemonte ha cercato di contrastare il gioco d’azzardo patologico, imponendo limitazioni orarie all’esercizio delle slot machine e applicando il cosiddetto “distanziometro”, misura che prevede lo stop alle macchinette posizionate a meno di 500 metri (300 metri per i Comuni più piccoli) da luoghi sensibili, come scuole e impianti sportivi. Un recente studio dell’Asl Torino 3 ha dimostrato come la normativa sulle riduzioni orarie stia funzionando: nel suo territorio di competenza l’Asl To3 ha registrato nel 2016 una spesa media pro capite di 693 euro contro gli 842 del resto della regione e gli 860 nazionali. È ancora presto, invece, per verificare l’utilità del “distanziometro”, in vigore soltanto da novembre.

Per contrastare questo fenomeno, che continua a coinvolgere anche i minorenni, le scuole hanno un ruolo decisivo. Tuttavia, al netto di alcuni istituti virtuosi che hanno investito in campagne informative, sembra mancare l’organizzazione a livello nazionale. «Il Ministero dell’Istruzione dovrebbe inserire nei programmi di matematica l’analisi delle probabilità, un aspetto ancora trascurato – conclude Jarre –. Oggi i ragazzi si trovano di fronte all’offerta commerciale e non capiscono che si tratta di uno strumento per perdere, più che per vincere».

FEDERICO PARODI
DAVID TRANGONI