I giovani adulti “perfetti o felici” di Stefania Andreoli

condividi

“Il disagio dei giovani adulti non è patologico, è il disagio di chi ha qualcosa da dire e non viene considerato come un interlocutore. In realtà sono le persone a cui consegnare l’agenda e dire ‘ci pensi te? Che noi nel frattempo abbiamo fallito'”. Ha le idee chiare Stefania Andreoli mentre parla ai giovani adulti a cui ha dedicato il suo ultimo libro “Perfetti o felici” al Salone del libro di Torino.

La psicologa e psicoterapeuta che spopola su Instagram con il suo “Martedì delle parole” è convinta che questi giovani non vogliano fare una rivoluzione per andare al potere però, crede che vogliano riscoprire una propria autenticità, “ritrovare un modo migliore di vivere, proponendo un’idea di qualità della vita migliore, che prevede il mandare in cantina la quantità, la produttività e la corrispondenza tra perfezione e felicità”. Spesso inoltre questi ragazzi e queste ragazze sono consapevoli che il senso non si riduce al lavoro – forse anche perché per la mancanza di esso faticano a trovare un posto nel mondo – ma risiede nell’essere. La felicità quindi non significa essere perfetti, ma essere e basta per la psicologa. Infatti, in particolare dopo la pandemia, sono molte le persone giovani che hanno rivalutato la propria situazione lavorativa e di vita e che chiedono – come insegnano le generazioni ancora più giovani – di essere ascoltati.

Il lavoro di Andreoli su questo libro è partito dopo aver notato che gli argomenti che le arrivavano in studio erano gli stessi che ritrovava tra i messaggi e le domande sui social. Emergeva una “certezza di essere unici al mondo con il grande disagio di un’esperienza di solitudine. Un doloroso dubbio di essere fatti in un modo incondivisibile”. Questo l’ha portata a voler essere un volano, una ricamatrice di ciò che le veniva portato all’attenzione. E ora però non ha un augurio per i giovani adulti a cui si rivolge, ma per la sua generazione e quelle precedenti, perché possano “ribaltare la posizione, osservare e essere educati da coloro che sono i portatori di un sapere che si può condividere e mettere in una rete ancora più grande”.