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Giornalisti sui social: “Prendetevi i vostri soldi!”

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“Integrità e imparzialità sono fondamentali per un giornalista, ma non penso che ci sia molta differenza tra le partnership dei content creator sui social e le pubblicità che vediamo sui giornali cartacei e sulle testate online. Anche i news influencer hanno i loro diritti”. Enrique Anarte Lazo, che guida il canale TikTok della Thomson Reuters Foundation a Openly, è intervenuto al Festival internazionale di giornalismo a Perugia.

@enriqueanartelazo

More than 1,000 musical artists from Eurovision host country Sweden have signed an open letter calling for Israel to be excluded from this year’s edition of the song contest over its “brutal warfare in Gāza”. The open letter says that by allowing Israel to participate, the European Broadcasting Union (EBU) “is exhibiting a remarkable double standard that undermines the organisation’s credibility”, adding that “the fact that countries that place themselves above humanitarian law are welcomed to participate in international cultural events trivialises violations of international law and makes the suffering of the victims invisible.” The letter comes after a similar petition signed by about 1,400 artists from Finland and Iceland who also called for Israel to be excluded from the song contest, which will be held in Malmö from 7 to 11 May. The EBU has responded that Israel would not be excluded, emphasising the event’s apolitical status and arguing that the Eurovision song contest was a contest between public service broadcasters rather than states. Source: The Guardian #eurovision #eurovision2024 #esc #esc2024

♬ original sound – Enrique Anarte – Journalist
@enriqueanartelazo su TikTok

“Prima hanno iniziato a rubarci le notizie le aziende tecnologiche e molte testate nel mondo hanno chiuso – dice Mercy Abang, ceo di Hostwriter -. Poi abbiamo perso la battaglia anche con gli editori. Ora abbiamo bisogno di prenderci il nostro spazio e di prenderci i nostri soldi. Dobbiamo capire il business del giornalismo più che mai”. Il 55 per cento della nostra generazione dipende dai contenuti social: “Non possiamo continuare a evitare questo mondo, dicendo che non ci riguarda – continua Abang -. Dobbiamo farne parte e capire come funziona. Il giornalismo non considera notizie le storie positive, quindi è normale che esista il fenomeno della news avoidance, anche noi giornalisti ne siamo colpiti. Per questo motivo molti si stanno rivolgendo sempre di più a contenuti diversi, come quelli social, che non sono costantemente negativi”.

Uno studio di Reuters Institute e Pew Research Center ha rivelato che la Gen Z si affida maggiormente alle piattaforme, ai social e agli influencer per informarsi, rispetto ai media tradizionali: i news influencers stanno acquisendo sempre più credibilità. Uno dei problemi legati ai contenuti social è che l’intelligenza artificiale blocca alcune parole, buttando giù le visualizzazioni. “Ora che in Germania è stata legalizzata il Thc non posso usare la parola «cannabis» nei miei video, ma formule più generiche come «una certa pianta». Questo è un problema per me”. Così Johanna Rüdiger, capa della Social Media Strategy del dipartimento di cultura e documentari di Deutsche Welle.

@johannaruediger

Replying to @Valuxxx The time studying counts towards your citizenship. However, how much excatly could differ from state to state, because each #ausländerbehörde can interpret this in their own way #internationalstudent #germancitizenship

♬ original sound – Johanna Rüdiger – Journalist
@johannaruediger su TikTok

Rüdiger e Lazo non vogliono essere definiti influencer, preferiscono “content creator journalist”: “Noi non influenziamo le persone a comprare qualcosa e questo termine dà una connotazione negativa al nostro lavoro, che è quello di aiutare le persone a capire il mondo – dice Lazo -. L’importante è non rompere la fiducia che ci accorda la nostra community: dobbiamo imparare ad ascoltarla”. I due sono assunti a tempo pieno presso le loro testate, quindi producono contenuti esclusivamente nel loro tempo libero. “La maggior parte dei miei contenuti è per Deutsche Welle – spiega Rüdiger -, quindi non posso monetizzare dai miei contenuti. Non pubblico mai cose personali sul mio profilo, non è questo quello che vogliono vedere i miei utenti. Mi piace che mi seguono per i miei argomenti e non per la mia persona”.