Gioco legale: la protesta dei gestori piemontesi

“Siamo in piazza per protestare contro una norma ingiusta che ha danneggiato un intero comparto” – quello del gioco legale. “Chiediamo che venga cambiata: è indispensabile non soltanto per noi, ma anche e soprattutto per chi è malato”. Lo sfogo è opera del signor Roberto Osella Bon, CEO di Fa.Bi., azienda torinese produttrice di calcio balilla. La “norma ingiusta”, invece, è la legge regionale n.9 del 2 maggio 2016 sulla prevenzione e il contrasto alla diffusione del gioco d’azzardo patologico. Più nello specifico, a essere contestata è la modifica introdotta nel 2018, che ha inserito nuovi luoghi sensibili e determinato la retroattività della norma che, dunque, va a colpire anche le attività già presenti, eliminando di fatto il gioco legale in quasi tutto il territorio regionale. “Siamo stati danneggiati ed equiparati a un gioco d’azzardo: le mie macchine non producono in nessuna maniera vincite in denaro. L’incompetenza dei nostri amministratori si percepisce anche da questi dettagli”.

La pandemia da coronavirus e le conseguenti misure di contrasto al contagio hanno, dunque, prodotto l’effetto di acuire un’emorragia già piuttosto estesa.

Osella Bon è uno dei centinaia di manifestanti che, questa mattina, si sono uniti al corteo organizzato in Piazza Castello, tra gli altri, da Filcom Fismic Confsal. Compatti attorno allo slogan “Gioco legale, gioco sicuro”, campeggiante a caratteri cubitali sui gilet gialli indossati per l’occasione, i protestanti hanno chiesto la ripartenza immediata dell’intero comparto, compatibilmente con il rispetto di tutti i protocolli di sicurezza.

Anche secondo Maurizio (nome di fantasia), gestore di una sala bingo, la legge regionale ha creato i presupposti per un crollo verticale dell’intera filiera: “Se dovessi quantificare le perdite, le stimerei in un 60% abbondante. Il nostro settore può dare qualcosa in più alla gente: proibire la frequentazione delle sale autorizzate ma, al contempo, consentire alle persone di giocare online è un vero e proprio incentivo per la ludopatia”.

Quelli di Osella Bon e Maurizio sono dei campioni torinesi in un orizzonte geografico circoscritto, ma le perdite hanno investito l’intera categoria: secondo il Dipartimento delle entrate, nei primi 10 mesi del 2020 sono state registrate 4.5 miliardi di perdite tra slot e scommesse fisiche. “Non ci sono lavoratori di serie A e di serie B: siamo qui in difesa di un settore legale che, purtroppo, ha sopra la propria testa il peso di una legge iniqua”, ha dichiarato il capogruppo della Lega in Consiglio regionale Alberto Preioni. “Vogliamo tutelare gli investimenti e gli sforzi di queste persone. Dove non c’è il gioco legale c’è l’illegalità: bisogna evitare che le mafie possano essere messe in condizione di capitalizzare su questa situazione”.

Un dato in controtendenza, invece, è quello che concerne il gioco d’azzardo digitale: secondo le rilevazioni di ProCasino, i concessionari dell’online hanno raccolto oltre 1.2 miliardi di euro, una cifra che è più di tre volte superiore a quella registrata nel 2016, con uno scarto di 400 milioni in più rispetto al 2019. I primi tre in Italia (per la categoria “casinò”), nel 2020, sono Pokerstars, Sisal e Lottomatica.

Anche il poker online (categoria a parte, in quanto non gioco d’azzardo) conferma la tendenza. Clamoroso l’exploit durante la prima ondata, con un aumento di 172.5 milioni di euro nel solo mese di marzo (a fronte dei 78.4 milioni di febbraio) e, complessivamente, un incremento distribuito su tutto il 2020.

È All-in per tutti, tranne per i centri scommesse e le sale giochi fisiche: le restrizioni imposte negli ultimi mesi di pandemia hanno deperito tutta la categoria, specialmente sale da poker e sale bingo.

Per il gioco autorizzato, il banco perde: le chiusure dovute alla pandemia hanno provocato uno spostamento in favore delle attività ludiche illecite. Una conferma arrivata anche dal direttore generale delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, che ha riportato la repressione di 250 sale illegali.