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“Game over – Essere dentro” al carcere, ma non solo

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“Si può stare ‘dentro’ anche nella città, che è fatta dalle relazioni tra le persone”. Così ha spiegato l’8 maggio al Campus Einaudi, la vicesindaca di Torino Michela Favaro durante il momento concluso del progetto Game over – Essere dentro. Perché le riflessioni sull'”Essere dentro” riguardano sicuramente il carcere – anche quello minorile -, ma anche molti altri ambiti. È importate stare nella città, nelle relazioni, nella comunità in cui si vive. Così si può essere pienamente cittadini e cittadine attivi e attive, consapevoli di ciò che succede nel mondo attorno a sé.

Il progetto, in collaborazione con l’Ipm (il carcere minorile) di Torino “Ferrante Aporti“, suddiviso in tre diverse fasi, è stato realizzato da Teatro società insieme all’Associazione Sulleregole e il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino “Clinica Legale Carcere e Diritti 1”. La prima fase è partita a ottobre del 2023 con un percorso di formazione per gli insegnanti. In seguito si sono susseguiti alcuni spettacoli-conferenza all’interno dell’Ipm. L’evento conclusivo è stato invece l’occasione per riflettere su diverse forme di partecipazione e sul carcere. In questo senso sono state significative le parole di introduzione di Claudio Sarzotti, professore di Sociologia del diritto dell’Università di Torino, a partire dall’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam: “Follia è anche pensare di riformare il carcere quando questo appare irriformabile. Pensare di renderla più umano, quando esso produce qualcosa di profondamente disumano, ovvero infliggere sofferenza nella persona, secondo un metodo esercitato quotidianamente per il ‘bene’ della persona stessa”.

Aspetto centrale del progetto è stato il coinvolgimento delle scuole superiori. Alcune classi hanno anche visitato il carcere Lorusso e Cotugno, altre lo faranno e, a settembre, potrebbero essere invitate ad assistere allo spettacolo che si terrà dentro all’istituto delle Vallette.