La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Fuori sede, fuori budget

Prezzi alti per poche case, una spesa che oscilla tra i 100 e i 200 euro e il caffè a 1 euro diventato nient’altro che un caro ricordo. A unire il popolo dei fuori sede italiani è un alto costo della vita, insieme alle difficoltà per trovare una sistemazione abitativa e la quasi totale assenza di agevolazioni. Fortuna che lo spritz, dai 5 ai 7 euro, mette tutti d’accordo.

La redazione di Futura News ha condotto un’inchiesta condivisa insieme ai Master di giornalismo di Milano (Iulm), Roma (Lumsa) e Urbino (Ifg) per comprendere quali siano i principali fattori che impattano sulla vita di studentesse e studenti fuori sede. Costo dell’alloggio e dei trasporti, prezzi della spesa e del tempo libero e la disponibilità di servizi dedicati sono i cinque punti in cui si è articolata l’indagine, che con oltre cinquecento risposte restituisce una fotografia interessante della situazione italiana, partendo da Torino e il Piemonte e considerando le altre aree geografiche in cui sono collocate le scuole che hanno partecipato al lavoro d’inchiesta.

I dati nazionali

Prima cosa, la casa. In media un alloggio oscilla tra i 300 e i 600 euro (65,2% del totale), ma in proporzione la fetta più ampia riguarda i canoni di 500-600 euro (25,2%). Le stanze singole risultano di gran lunga l’opzione più gettonata (65,8%) rispetto a soluzioni più “comode” come un monolocale (9%) o un bilocale (14.7%), con oltre un quarto del campione che dichiara di dividere la casa con tre coinquilini (25,8%). La ricerca di un alloggio, poi, rappresenta un fattore determinante anche in funzione al prezzo da pagare. Oltre la metà del campione dichiara di aver cercato casa tra luglio e settembre (54,9%), ma è interessante notare come più di un quinto abbia anticipato la ricerca tra i mesi di aprile e giugno (20,3%), nella speranza di poter scegliere tra una rosa di soluzioni più ampia. Infine, è interessante notare come, dietro il dominio dei social network (35,6%), ci siano due fette quasi equivalenti del campione che dichiarano di essersi affidati a canali più “tradizionali” ma decisamente differenti: la mediazione di un’agenzia immobiliare (23,3%) e il passaparola o annunci informali (22,2%).

Trovata casa, bisogna spostarsi per raggiungere i luoghi di studio o di lavoro. La maggior parte dei soggetti raggiunti dall’indagine dichiara di prediligere il trasporto pubblico (58,1%), seguito da una fetta consistente di chi invece preferisce spostarsi a piedi (30,4%). Non sembra decollare invece la mobilità in sharing: la quasi totalità del campione (95,2%) dichiara di non possedere un abbonamento il cui costo mensile, però, come testimoniato dalla restante parte, si mantiene al di sotto dei 50 euro (66,7%), sebbene siano in pochissimi a fruire di agevolazioni per studenti (2,3%). Se naturalmente sulla scelta dei trasporti incide primariamente il fattore distanza, è interessante notare come meno della metà dei fuori sede oggetto dell’inchiesta sia provvisto di abbonamento ai mezzi pubblici, il cui costo oscilla tra cifre al di sotto dei 30 euro (35,8%) arrivando a un tetto massimo che mediamente non supera i 50 euro (47,5%), mentre agevolazioni su scala reddituale sembrano esistere soltanto in minima parte (17%).

Un fattore rilevante è quello che riguarda poi il costo dei prodotti che compongono il carrello della spesa per cibo e cura della casa, con i supermercati tendenzialmente distanti meno di dieci minuti a piedi da casa (77,8%) ma privi di agevolazioni pensate per gli studenti (91,6%). La fetta più rilevante del campione spende al mese tra i 100 e i 200 euro (41,9%), con le due estremità quasi egualmente distribuite (il 21,6% spende tra 50 e 100 euro, il 22,8% tra i 200 e i 300). Un’altra voce che potrebbe incidere fortemente sulla spesa mensile è la salute, ma poco meno di un quinto del campione ha svolto una visita pubblica da quando è fuori sede, con un’alta percentuale che ignora l’esistenza di strutture sanitarie dedicate appositamente ai più giovani (56,8%).

Infine, ultimo punto, il costo del tempo libero. Si tratta chiaramente di spese accessorie ma l’idea di approfondire anche questo campo nasce dalla considerazione dell’importanza che aspetti come cultura, svago e divertimento hanno sulla formazione dei giovani in quanto persone e cittadini, prim’ancora che in veste di studenti. Ebbene, l’”italianissimo” caffè a 1 euro sembra aver ormai ceduto il passo a tazzine il cui costo si aggira tra 1,20 (25%) fino a 1,50 euro (30%). Sullo spritz, invece, le differenze sono meno marcate: l’aperitivo nostrano per eccellenza costa dai 5 ai 7 euro (72,1%), ma resistono parti d’Italia in cui è possibile spendere tra i 4 e i 5 euro (19,9%) o addirittura tra i 3 e i 4 euro (7,5%).

Passando agli hobby più tradizionali, lo sport costa in media tra i 50 e i 100 euro mensili (45,3%) mentre per un ingresso al cinema, un evergreen dal sapore un po’ vintage, servono tra i 7 e i 9 euro (50,5%). Detto dell’assenza di agevolazioni al supermercato e per la mobilità in sharing, gran parte del campione non usufruisce neppure di agevolazioni per studenti in relazione al trasporto pubblico (88%), caso contrario se si prendono in considerazione eventi culturali come mostre e spettacoli (68,5%).

Torino, poche case a prezzi sempre più alti

In Piemonte, il canone di affitto mensile è più basso. Il 62,7% paga, spese incluse, tra i 300 e i 500 euro. Non manca, però, chi è riuscito a trovare soluzioni più economiche: il 15,3% del campione si mantiene al di sotto dei 300 euro, cifra che a livello nazionale raggiunge appena l’8,8%. 

Jennifer, una studentessa fuori sede, intervistata davanti alla sede di Unito a Palazzo Nuovo la pensa diversamente e denuncia: “Il problema è trovare dei prezzi accessibili perché sono veramente alti. Vivo in una stanza singola all’interno di un appartamento condiviso con il proprietario che abita al piano di sopra, pago 400 euro al mese ed è uno dei prezzi migliori che ho trovato”. “Per un mese ho vissuto insieme a una donna di 65 anni pagando 350 euro ma è stata un’esperienza terribile”. A farle eco Paola, un’altra studentessa originaria di Palermo: “Adesso vivo in un trilocale con mia sorella per 700 euro al mese, ma per trovarlo ci sono voluti quasi sei mesi. Ѐ stato un colpo di fortuna, senza contare i prezzi alti per situazioni “indecenti”, come quando mi hanno proposto una stanza piccolissima e senza finestra”.

In Piemonte così come nel resto d’Italia, negli ultimi anni i prezzi sono aumentati esponenzialmente. Secondo Immobiliare.it Insights – la sezione di analisi dati della piattaforma dedicata alla vendita e all’affitto di immobili -, in Italia a febbraio 2024 l’affitto mensile al metro quadro era di 13,12 euro, con un aumento del 9,88% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A Torino, la crescita dei costi supera quella nazionale, arrivando al 12%. Nel capoluogo piemontese poi il fenomeno si colloca all’interno di un contesto in cui gli studenti fuori sede aumentano, in risposta alla crescente attrattività della città come polo universitario, mentre l’offerta si mantiene sostanzialmente invariata. Secondo la maggior parte del campione, infatti, il problema è proprio questo: ci sono poche soluzioni disponibili a prezzi accessibili

È questo, in estrema sintesi, il problema ravvisato dai fuori sede. Un problema al quale Università e Politecnico di Torino intendono porre fine col progetto Torino student housing, nato dall’intuizione del professor Paolo Biancone allo scopo di ristrutturare circa 10mila abitazioni oggi sfitte per rimetterle sul mercato. Economia circolare, rigenerazione immobiliare e miglioramento dei consumi energetici sono le parole chiave del progetto, con gli immobili che saranno visibili direttamente sulle pagine web di Unito e Polito. Sul nuovo numero del magazine di Futura News (pag. 3) è disponibile un ampio approfondimento sul progetto.

Come racconta Paola, all’affitto si aggiunge il costo della spesa: “In due spendiamo 200 euro”. Stima, invece, Jennifer: “Del cibo si occupano i miei genitori, ma se dovessi farlo io spenderei 200 euro, minimo”. Infatti in Piemonte, così come in Italia, la spesa di prodotti alimentari e per la cura della casa è tra le voci che pesano di più nel bilancio di uno studente fuori sede. In regione, il 50,8% degli studenti paga al mese tra i 100 e i 200 euro, il 28,8% meno di 100 euro, mentre il 20,4% più di 200 euro.

Anche in questo caso, Torino ha messo in piedi una strategia per far fronte al caro prezzi cercando anche di ridurre gli sprechi alimentari. Il progetto Repopp nasce nel 2016 su iniziativa della Città di Torino, Amiat Gruppo Iren, Novamont, Eco dalle Città e Sea per recuperare prodotti ortofrutticoli ancora valorizzabili nel mercato di Porta Palazzo, il più grande della città, favorendo anche l’integrazione delle tante persone straniere coinvolte. Dal lunedì al venerdì, a partire dalle 13.00, i volontari allestiscono dei banchetti di frutta e verdura, e proprio gli studenti rappresentano una parte consistente dei fruitori dell’iniziativa. Oltre all’aiuto concreto alle persone in difficoltà e al recupero, questa realtà è diventata un esempio di integrazione. Molte persone straniere lavorano al progetto: “Nessuno di loro è volontario – racconta Paolo Hutter, presidente di Eco dalle Città -, hanno tutti un riconoscimento economico”. Ulteriori approfondimenti sul progetto sono disponibili nel nuovo numero del magazine di Futura News, curati da Matteo Rossi (pag. 2-3).

progetto Repopp
Lo staff del progetto Repopp al Mercato di Porta Palazzo

Una nota positiva, i trasporti. Solo l’8,5% degli intervistati usa l’automobile. Il 62,7% preferisce i mezzi pubblici, complice anche il prezzo del servizio. La maggior parte degli studenti e delle studentesse ha dichiarato di spendere, al mese, meno di 50 euro per l’abbonamento al trasporto pubblico (84,8%). Parallelamente, anche il tempo libero è a misura di portafoglio per gli universitari fuori sede. Se lo spritz di norma costa più di cinque euro (71,2% delle risposte), non mancano i luoghi che lo vendono anche a meno di quattro euro (27,1%). L’ingresso al cinema difficilmente supera i 9 euro, ma si aggira tra i 7 e 9 euro. Inoltre, l’attività sportiva è più accessibile che in altre regioni: per il 40,7% degli studenti intervistati, un abbonamento in palestra oscilla tra i 30 e 50 euro al mese.

Milano, maglia nera d’Italia

Milano non è una città per giovani. Nel capoluogo lombardo, ogni giorno il carovita mette a dura prova migliaia di studenti universitari e la vita meneghina è diventata un lusso per pochi a cominciare dalla questione abitativa. Dati alla mano, il 2023 ha incoronato Milano come la città con il costo di affitti più alto in tutta Italia. Il report Non è una città per chi lavora dell’Osservatorio Casa Abbordabile (Oca) ha evidenziato come il prezzomedio di un affitto abbia raggiunto 22.70 euro al metro quadro, un aumento di oltre il 70% rispetto al 2015, quando il prezzo ammontava a circa 13 euro.
I dati dell’inchiesta mostrano come quasi il 32% degli studenti sia costretto a pagare più di 700 euro per una stanza o un piccolo appartamento, mentre il 24% del campione dichiara di spendere tra i 600 e i 700 euro. Soltanto l’1% degli studenti, invece, è riuscito a trovare una stanza a un prezzo che non supera i 400 euro. Nella giungla degli affitti, indicativo come il 50% del campione dichiari di aver trovato una sistemazione tramite passaparola o annunci informali, più rapidi ed economici poiché privi di prezzi di intermediazione e cauzioni proibitive.

Tra tante difficoltà, il tentativo di agevolare i fuori sede alle prese con il costo della vita. “Cercavo un affitto ad un prezzo accessibile, ma ci ho guadagnato soprattutto dal punto di vista umano”: la storia di Alberto, giovane lavoratore sardo di 27 anni, che vive insieme a Michele, pensionato milanese di 79 anni, è l’emblema di “Prendi in casa”. L’iniziativa nasce su proposta dall’associazione no profit MeglioMilano e si concretizza in un progetto di abitare collaborativo tra residenti e fuori sede, che si mettono a disposizione all’interno delle abitazioni di chi ospita in cambio di un alloggio a un prezzo calmierato che si aggira intorno ai 300 euro. Non un vero e proprio contratto di locazione, ma un accordo di ospitalità che per Alberto è stata l’occasione di riuscire a vivere a Milano nonostante il caro vita: “Fin da subito la situazione mi è sembrata difficile. I prezzi degli affitti qui sono esagerati e il costo della vita non ha paragoni”. Una lunga ricerca poi,  finalmente, la soluzione: “Mi sono informato per settimane ma ho trovato solo stanze attorno ai 1000 euro. Ora ne pago 320 e ho il coinquilino perfetto, meglio degli studenti con cui ho convissuto all’università”.

Come emerso dal report realizzato dal think-tank Tortuga insieme al progetto di media activism  Adesso, a Milano spetta anche la maglia nera di città italiana con il costo della vita più elevato: per un giovane tra i 18 e i 29 anni il costo del paniere si attesta infatti sui 1175 euro annui, circa il 19% in più rispetto alla media nazionale. Una tendenza confermata anche dall’inchiesta condivisa, con il 50% del campione che dichiara di pagare tra i 100 e i 200 euro mensili: un dato in linea con gli aumenti del 30% rispetto al 2022 (e in alcuni casi fino al 60%) confermati dal Ministero.
Nel traffico di Milano i fuori sede si affidano alla rete di trasporto pubblico, con abbonamenti che per tre studenti su quattro non superano i 50 euro. Se il caffè si aggira in media tra 1,20 e 2 euro, lo spritz si allinea con il resto delle città coinvolte nell’inchiesta mantenendosi tra i 5 e i 7 euro, ma il 10% del campione dichiara di riuscire a cavarsela anche con 5 euro.

Su Master X l’approfondimento completo sulla situazione a Milano e il Lombardia.

Roma, la città delle eterne difficoltà

Tra prezzi inaccessibili e alloggi fatiscenti, a Roma la ricerca di una casa è un’ardua impresa che in alcuni casi (13%) può durare oltre sei mesi. Nelle difficoltà di un mercato quasi inaccessibile, alcuni studenti sono costretti a percorrere strade alternative, dagli affitti brevi tramite AirBnB agli ostelli. Il 35% del campione coinvolto nell’inchiesta paga tra i 500 e i 600 euro di affitto mentre uno studente su cinque sborsa tra i 600 e i 700 euro al mese. Indicativi i dati alle due estremità: se da un lato solo l’1% riesce a spendere meno di 300 euro, consistente è invece il numero di chi paga oltre 700 euro d’affitto (16%). Una realtà fotografata anche dallo storico degli aumenti presentato dalla piattaforma immobiliare Idealista: negli ultimi quattro anni, dopo un periodo di relativa stabilità, un metro quadro è aumentato di quasi 3 euro, con l’incremento di febbraio 2024 del +12,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le difficoltà economiche vanno a braccetto con gli ostacoli alla ricerca della casa, dalle condizioni in cui versano fino al rischio truffa e a problemi di razzismo: “I proprietari non volevano avere a che fare con gli stranieri”, spiega Zineb, una studentessa.

A incidere sul costo della vita anche la spesa alimentare, domestica e per il trasporto. Quasi sette intervistati su 10 spendono tra i 100 e i 200 euro al mese per cibo e prodotti per la casa, a cui la metà dei fuori sede dichiara di aggiungere tra i 30 e i 50 euro mensili per l’abbonamenti ai mezzi pubblici. Nella Città Eterna anche gli hobby sono costosi: una serata al cinema costa più di 9 euro e un abbonamento in palestra arriva a toccare i 100 euro, secondo la metà del campione. Meglio consolarsi con uno spritz, il cui prezzo è in linea col resto d’Italia e generalmente non supera i 7 euro.

Nella lotta al carovita, però, gli studenti hanno anche qualche alleato. DiSCo Lazio, l’ente regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza, fornisce più di 3mila posti letto in studentati mentre la Regione ha messo sul tavolo poco più di 217mila euro per le borse di studio dell’anno accademico 2023-2024. Un’opportunità in più, a Roma, sono i convitti all’interno delle strutture religiose ma anche qui i problemi non mancano, come racconta Giulia: “Una mia amica si è trovata nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Le è quasi caduto il soffitto della cucina addosso, e questo episodio non è stato né il primo né l’ultimo”. Non tutti, però, vedono la situazione in maniera negativa: “Pago 500 euro al mese una stanza con bagno privato, pulizie incluse nel prezzo, e non devo rispettare un coprifuoco” racconta Allegra, che ha trovato la residenza in cui vive attualmente grazie a un passaparola. Tra case piccole, fatiscenti e strapagate, il popolo dei fuori sede è costretto a molte rinunce, tanto che l’aperitivo a volte diventa quasi un lusso, il parco la nuova palestra e al museo si va “solo la prima domenica del mese, quando è gratis”, come ammette Lisa.

Su Lumsa News l’approfondimento completo sulla situazione a Roma e nel Lazio.

Urbino, un centro pedonale a misura di studente 

La realtà di Urbino rappresenta un unicum nel suo genere: un intero centro storico vissuto principalmente dagli studenti, dove vivono, studiano e si muovono a piedi. Tra le città universitarie italiane più economiche, Urbino si sviluppa in una zona a traffico limitato, dove si concentrano la maggior parte delle facoltà dell’Università Carlo Bo. Un centro “pedonale”, che dagli anni ’70, con il boom delle iscrizioni, è stato “invaso” dagli universitari. Gli urbinati che lo vivevano hanno preferito così affittare le proprie abitazioni agli studenti fuori sede e trasferirsi fuori dalle mura, lontani anche dal caos a cui non erano abituati.
Qui il costo degli alloggi è inferiore rispetto alla media delle altre città: il 63,3% degli studenti urbinati spende una cifra compresa tra 300 e 400 euro e il 25% una spesa inferiore ai 300 euro. Guardando al tipo di soluzione scelta, il 56,6% degli intervistati opta per una stanza singola, il 20% invece, vive in doppia. Risalendo al secolo scorso, la maggior parte delle case non è stata ristrutturata negli anni, motivo per cui in molti lamentano il rapporto qualità-prezzo. “Trovare alloggi decenti a un prezzo non esagerato per l’offerta è difficile”, racconta Francesco, 24 anni. Scende più nel dettaglio Agnese, 22 anni, che sulla condizione poco decorosa delle case dice: “È difficile trovarne una vivibile, a un prezzo abbordabile, senza muffa e a norma”. Pur essendo una piccola realtà, nella città ducale sono pochissimi a trovare un alloggio tramite il passaparola (13,3%). Quasi la metà degli intervistati (45%) si rivolge a un’agenzia, mentre uno studente su quattro si affida agli annunci sui social network.
Per la spesa alimentare il 41% degli universitari spende tra 100 e 200 euro al mese. Il 35% riesce a rientrare nei 100 euro al mese, il 3,3% perfino sotto i 50. In città i supermercati distano in media meno di 10 minuti dall’abitazione nel 63,3% dei casi, ma il 10% degli intervistati impiega più di 20 minuti.

Dati alla mano la città ducale si conferma a misura di studente: il 75% raggiunge a piedi l’università, il 13,3% utilizza il trasporto pubblico per andare a lezione: solo un universitario su dieci ha un abbonamento per l’autobus urbano. Un risparmio, quindi, per la quasi totalità degli studenti urbinati rispetto a chi spende almeno tra 30 e 50 euro al mese per il trasporto pubblico a Milano, Roma e Torino (47,5%). Più alta, invece, la percentuale di chi si muove con un’auto personale: il 10% degli studenti. Questo, probabilmente, a causa della difficoltà di raggiungere la città marchigiana con mezzi pubblici se non da località ben servite. Dall’aperitivo allo sport, a Urbino anche svagarsi costa meno. Il 40% degli studenti paga il caffè tra 1,20 e 1,50 euro. Lo spritz nel 56,7% dei casi costa tra 5 e 7 euro, nel 43,4% meno di 5. Per l’attività fisica quasi la metà degli universitari urbinati spende tra 50 e 100 euro al mese (48,3%). Per il cinema il 50% degli studenti paga tra 5 e 7 euro, il 40% tra 7 e 9 euro.

Su Il Ducato l’approfondimento completo sulla situazione a Urbino e nelle Marche.

All’inchiesta hanno preso parte: Ilaria Ferraresi e Simone Matteis, con il contributo di Chiara Comai e Matteo Rossi (Torino); Raffaele Di Gaetani e Maria Concetta Valente (Urbino); Cosimo Mazzotta, Tommaso Ponzi, Rebecca Saibene e Ettore Saladini (Milano); Alessandra Bucchi, Niccolò Maurelli e Martina Viviani (Roma).

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