Sette anni sono tanti, troppi in un mondo che viaggia alla velocità degli ultimi due. Questa mattina sotto Palazzo Civico sono scese in piazza gli addetti delle farmacie comunali torinesi, in sciopero contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, fermo al 2015. La protesta, indetta dalle rappresentanze sindacali di categoria Filmcams Cgil, Fisacat Cisl e Uil Tucs, ha come obiettivo quello di sollecitare la Città alla creazione di un tavolo tra farmacisti e Federfarma per arrivare a un accordo che soddisfi tutte le parti in causa.
Le trattative si sono arenate quando Federfarma ha chiesto ai lavoratori delle farmacie “speciali” (ex municipalizzate) di firmare lo stesso contratto che lo scorso autunno l’associazione ha concordato con i dipendenti degli esercizi privati. “Non possiamo essere equiparati questi ultimi, – spiega Stefania Zullo, delegata di Fisacat Cisl Torino – in questi anni di pandemia abbiamo svolto un servizio eccellente, ma siamo stati dimenticati non appena l’emergenza è terminata”.
Il Covid ha posto i farmacisti davanti a sfide complesse, li ha responsabilizzati e resi un riferimento imprescindibile per i cittadini nei mesi più difficile. Un cambiamento del ruolo e dei compiti che non ha trovato conferme in una modifica delle condizione contrattuali: la proposta di Federfarma è di un aumento di 100 euro sulla busta paga, giudicato insufficiente dai sindacati. “Chiediamo un adeguamento dignitoso – prosegue Zullo, visto con quella cifra non ce la possiamo cavare, e il riconoscimento degli arretrati, che l’associazione datoriale continua a rifiutare”.
Lo sciopero odierno mira a sollecitare il tavolo della trattativa tramite l’intervento delle istituzioni cittadine, a cui le farmacie speciali rispondono. “Federfarma dovrebbe avere un po’ più di coscienza, un rinnovo del contratto nazionale a queste condizioni è inaccettabile”, conclude Zullo.