Mancano poco più di 48 ore al debutto dell’Italia a Euro 2020. La squadra di mister Mancini affronterà venerdì 11 a Roma la Turchia, nel primo match del girone A. Ne abbiamo parlato in un’intervista con Giulia Zonca, giornalista inviata di lungo corso de “La Stampa”. Da sempre appassionata di calcio e sport, dal 2006 ad oggi ha seguito tutte le Olimpiadi e tutti i campionati d’Europa e del Mondo di calcio.
Buongiorno Giulia, l’Italia di Mancini ha ben figurato finora tra qualificazioni e amichevoli. Ora però si fa sul serio. Come vede questa squadra?
“È il primo vero banco di prova. Ma al di là delle statistiche (nessuna sconfitta nelle ultime 27 partite giocate e nessun gol subito nelle ultime 8), questa squadra ha dimostrato di crescere moltissimo e di costruire gioco via via. Anche se fino a qui non ha affrontato avversarie formidabili, la Nazionale ha fatto un percorso importante e questo lascia ben sperare. Soprattutto perché venivamo dall’abisso della mancata qualificazione ai Mondiali 2018. La squadra ha già restituito fiducia ed entusiasmo, cosa non scontata visto da dove si partiva”.
Il nostro avversario nel debutto a Euro 2020 sarà la Turchia. Una squadra da non sottovalutare…
“La Turchia ha ottime individualità e in questo momento è in grande fiducia. Se riusciremo ad affrontare questo avversario giocando come fatto finora avremo il segnale che quella è la vera Italia”
Dove può arrivare la Nazionale in questo torneo?
“Io mi chiederei ‘dove deve arrivare l’Italia a Euro 2020?’. Dove può arrivare nel torneo non lo sa nessuno, forse nemmeno Mancini. Ma questa Italia ha l’obbligo di arrivare almeno in semifinale, perché ha i mezzi per riuscirci. Uscire prima dei quarti sarebbe deprimente”.
Tra le convocazioni, c’è qualche scelta del ct che l’ha sorpresa in particolare?
“Mancini è stato molto coerente. L’unica incognita era Sensi, che però si è subito infortunato togliendo di fatto i dubbi. L’esclusione di Kean? Non mi sorprende: per Mancini conta molto la forza del gruppo e lo spirito di squadra. A Kean avrebbe dovuto starci un po’ più dietro rispetto agli altri, per farlo integrare al meglio anche dal punto di vista tattico”.
Quale può essere la squadra rivelazione di Euro 2020?
“Ogni anno tutti dicono l’Inghilterra, che ha sempre dei giovani di grande talento. Ma in ogni grande torneo, a un certo punto si perde sempre un po’ per strada. Forse, in virtù dell’ottimo mondiale disputato tre anni fa, questa volta può fare quel qualcosa in più che manca dal ’66. Ma comunque sia la metto tra le possibili sorprese: mi stupirebbe vederla arrivare in finale”.
La Francia si presenta a questa edizione da favorita, essendo la nazionale campione del mondo in carica. Chi può insidiarla?
“Spero possa farlo l’Italia. Penso che anche la Spagna ne abbia le possibilità, anche se è una squadra più “verde” rispetto agli anni scorsi”.
Se potesse rubare un giocatore tra le squadre avversarie, chi sarebbe?
“Lewandowski. Con lui non ci sarebbe nessun tipo di incognita”.
Euro 2020 sarà una manifestazione atipica, senza un unico paese ospitante. Cosa pensa di questa scelta?
“Penso che nessuno sia contento di questa formula. Così viene meno lo spirito e il carattere che ogni paese ospitante dava alla competizione. Un aspetto che non mancava mai, neppure nei casi delle candidature doppie. Con questa formula è come se ognuno ospitasse la sua finale di Champions League. Inoltre, in tempo di Covid ogni paese ha delle regole diverse in merito agli spostamenti. Secondo me la Uefa avrebbe dovuto mantenere solo le sedi di quelle città che davano uguali possibilità di movimento. Altrimenti ci rimettono i tifosi…”
Della sua carriera professionale da inviata, c’è un ricordo legato a questa competizione che si porta dietro in particolare?
“Durante la scorsa edizione, in Francia, c’era un’atmosfera collettiva di calcio partecipato, che da tanto tempo non vedevo in maniera così vivace e genuina. La manifestazione ha offerto un senso di vivere il calcio antitetico a quello della Superlega”