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Est Europa, media ed elezioni ad alto rischio

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Mercoledì 17 aprile 2024, il Parlamento della Georgia ha votato in prima lettura l’approvazione della legge che imporrebbe ai media e alle organizzazioni non commerciali di registrarsi come “agenti stranieri” se ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero. Una legge che mette al centro la dialettica tra politica e media, e che invita a rivolgere l’attenzione al contesto europeo, dove la competizione tra i due attori è tutt’altro che spenta. Secondo The Economist, più della metà della popolazione mondiale voterà per il proprio governo nel 2024 e nei prossimi 12 mesi si svolgeranno quasi 100 elezioni diverse.

La fragilità della democrazia in Georgia

E proprio in Georgia, nell’ottobre 2024, ci saranno le elezioni più importanti del Paese. “Si tratta di elezioni parlamentari – spiega Nino Robakidze, direttrice nazionale di Irex Georgia al Festival internazionale del giornalismo –. Tuttavia, abbiamo numerosi problemi”. Primo fra tutti la legge sugli agenti stranieri. “Se la nuova legge sarà attiva in Georgia, tutti i media e le organizzazioni della società civile che ricevono donazioni da organizzazioni internazionali e da enti internazionali dovranno presentarsi come agenti stranieri o come agenti di influenza straniera”. Mettendo quindi a rischio il fragile ecosistema dell’informazione, che sta impedendo al paese di diventare un’autocrazia consolidata: “Ma in Georgia tanti stanno cercando in tutti i modi di mantenere questo ambiente libero, il più libero possibile”, con manifestazioni imponenti nella capitale Tbilisi.

Robakidze ha monitorato le proteste in Georgia dal 2003, quando era ancora una studente e ora sta facendo un reportage per i media studenteschi. “Questa è una delle più grandi manifestazioni di protesta che abbia mai visto nel mio paese. E, naturalmente, questa è una manifestazione pacifica che chiede che la legge non diventi realtà”, spiega Robakidze.

Polonia in transizione

Se a volte il mondo del giornalismo è chiamato a scendere in piazza per difendere la sua essenza, ci sono dei contesti più ambigui in cui i rischi non sono così evidenti e, conseguentemente, meno motivata può sembrare la presa di parte. In Polonia, negli anni del governo del partito di estrema destra Diritto e Giustizia, i media si sono interrogati su che posizione assumere.

“Nell’ottobre 2023 le maree sono cambiate e i titoli dei giornali anche. Il governo di estrema destra ha perso e le forze più liberali hanno preso il potere. Per un paio di settimane siamo diventati una storia a lieto fine per l’Europa, ma non è tutto rose e fiori”, spiega Rafal Madajczak, redattore capo di Gazeta.pl , uno dei principali portali di notizie polacchi. “Ogni anno pubblichiamo un impegno editoriale per i nostri lettori. Siamo l’unico media che lo fa. Durante gli otto anni di estrema destra al potere, è stata una sfida per molti media non diventare i sostenitori dell’opposizione liberale. Abbiamo quindi provato a presentarci come rappresentanti dei lettori. Così abbiamo rivelato quali erano i problemi per i polacchi e abbiamo costruito il nostro giornalismo su di essi”.

All’ombra delle elezioni romene

A giugno ci saranno anche le elezioni parlamentari in Romania e gli occhi sono puntati sull’Alleanza per l’Unione dei Romeni (Aur), partito di estrema destra che vuole “combattere i globalisti e i satanisti” e difendere i valori romeni come la sovranità, la famiglia e la Chiesa e che ha fatto il suo debutto politico conquistando il 9% dei voti alle elezioni parlamentari del 2020. E alcuni sondaggi suggeriscono che raddoppieranno il loro sostegno al 20%, finendo potenzialmente al secondo posto.

“l problema più grande nella scena politica rumena è proprio questo partito populista che cresce molto nei sondaggi, in molti sondaggi”, commenta Ștefan Onica, responsabile delle notizie digitali presso Știrile Tvr. Una crescita dovuta anche al mutamento degli equilibri tra i partiti tradizionali e a alcune tensioni, mai sopite, presenti nel paese.