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Ecomafie: per Legambiente, il Piemonte è un “osservato speciale”

Non solo Covid: anche il virus delle ecomafie non conosce sosta. A confermarlo sono le rilevazioni contenute nel Rapporto Ecomafia 2020, la relazione pubblicata annualmente da Legambiente allo scopo di immortalare lo stato dell’arte dei reati ambientali in Italia. I risultati sono stati illustrati questa mattina, 25 marzo, in una conferenza organizzata dalla sezione locale dell’associazione e da Barricalla Spa.

La fotografia scattata dal documento è ben poco incoraggiante; nel 2019, gli ecoreati sono stati interessati da un aumento considerevole: sono ben 34.648 quelli accertati, corrispondenti a una media preoccupante di 4 ogni ora, con un incremento del +23, 1% rispetto al 2018.

Tra le informazioni esplicitate dallo studio, preoccupa in particolare il boom degli illeciti nel ciclo del cemento, al primo posto della graduatoria per tipologia di attività ecocriminali, con ben 11.484 (+74,6% rispetto al 2018), che superano nel 2019 quelli contestati nel ciclo di rifiuti che ammontano a 9.527 (+10,9% rispetto al 2018). In Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, Regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, cioè il 44,4%. La Lombardia, da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare, colleziona più arresti per reati ambientali di queste quattro regioni messe insieme, che si fermano a 86.

Da segnalare anche l’impennata dei reati contro la fauna, 8.088, (+10,9% rispetto al 2018) e di quelli connessi agli incendi boschivi, con 3.916 illeciti (+92,5% rispetto al 2018). La Campania è, come sempre, in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita nel 2019 da Puglia, Sicilia e Calabria (prima regione del Sud come numero di arresti).

Ecomafie: la situazione del Piemonte

In questo contesto, il Piemonte si colloca in una posizione da “sorvegliato speciale”: la Regione occupa infatti l’undicesimo posto nella classifica generale nazionale, con 1703 reati, 1108 persone denunciate e 216  sequestri nel 2019. Per quanto riguarda le illegalità riscontrate nel ciclo di rifiuti, il Piemonte è al 6° posto, con un peggioramento di due posizioni rispetto al 2018. Simboli evidenti delle attività mafiose sono gli incendi degli impianti di trattamento, smaltimento e recupero dei rifiuti. Dal 2013 al 2020 sono stati più di 1352 solo nel nord Italia, 89 in Piemonte. Dati che sembrano confermare come, nei prossimi anni, l’implementazione degli impianti di smaltimento esistenti dovrà costituire una priorità inderogabile, occupando il primo posto nell’agenda politica piemontese.

“Sono allarmi che devono suonare forti e far tenere sempre alta l’attenzione di tutti noi” ha dichiarato Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta. Nell’ultimo mese due operazioni di contrasto alle ecomafie hanno coinvolto il territorio. La prima ha riguardato l’impresa Olmo Bruno di Magliano Alfieri, accusata per smaltimento illecito di fanghi industriali. La seconda, operazione ferramiu, ha condotto a 15 custodie cautelari per traffico illecito di rifiuti metallici. “Il monoraggio ambientale, le segnalazioni dei cittadini, la capacità della guardia di finanza di monitorare i flussi di denaro sono stati fondamentali per le due operazioni”. Legge sugli ecoreati, economia circolare e presidio del territorio sono altri tasselli importanti per contrastare l’ecomafia piemontese.

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