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“Dipendenza senza droghe”: la ludopatia dilaga tra i giovani

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La chiamano “dipendenza senza droghe”: è il gioco d’azzardo patologico, che rappresenta un fenomeno sempre più diffuso tra le giovani generazioni. Una crescente forma di sballo che preoccupa i genitori non meno di quella da sostanze stupefacenti. Lo sottolineano Bper Banca e Avviso Pubblico, che martedì 7 febbraio hanno tenuto a Torino un’ulteriore tappa del loro progetto “La Trappola dell’Azzardo” per sensibilizzare gli studenti.

“Parliamo di gioco d’azzardo perché è ovunque, nelle città in cui viviamo, nei dispositivi che utilizziamo. Ha invaso le nostre vite e, senza consapevolezza dei rischi, non è facilmente gestibile”, spiega Claudio Forleo, responsabile dell’Osservatorio parlamentare di Avviso Pubblico, ai ragazzi del liceo classico Massimo d’Azeglio. Secondo i risultati dell’indagine epidemiologica realizzata dall’Istituto superiore di sanità (Iss), risalente al 2018, ma la più completa per complessità a livello nazionale, si tratta di un fenomeno che coinvolge quasi un terzo dei maggiorenni. Con oltre 1 milione e mezzo di giocatori problematici e un fatturato annuo intorno ai 110 miliardi, l’Italia è il primo Paese in Europa in rapporto alla ricchezza, il terzo al mondo dopo Cina e Australia. La percentuale di problematici tra gli studenti tocca la soglia del 10% (circa 70mila), a cui si aggiungono altri 80mila ritenuti a “rischio”. La stessa età di iniziazione all’azzardo rappresenta un dato allarmante: il 40% ha cominciato tra i 9 e i 12 anni. “Nel nostro Paese c’è una febbre che brucia sul gioco d’azzardo”, afferma l’esperto.

D’altra parte, “le vie per azzardare” sono sempre più numerose: tra poker, casinò online, lotterie, lotti, slot, vlt e scommesse, l’offerta si fa sterminata. La stessa industria dei videogiochi è sempre più permeata dal gioco d’azzardo. Lo spiega Fabio Pellerano, educatore professionale presso un Servizio per le dipendenze della sanità pubblica di Torino, che insieme a Forleo parla di un “invito” da parte dello Stato: “Non serve che ci sia una propensione di fondo, perché è sempre più facile imbattersi in possibilità di gioco: il nostro Paese ‘te le tira dietro'”.

Del resto, questo è uno dei motivi per cui a Torino (e in Piemonte in generale) sono state istituite norme che impongono una distanza minima tra i luoghi dove l’azzardo è quotidiano e quelli frequentati da categorie sensibili, tra cui proprio gli studenti. Eppure queste misure non bastano, soprattutto a fronte dell’impatto del Covid-19 sulle abitudini dei giocatori. Le ricerche di Avviso Pubblico, in collaborazione con il Comitato nazionale per la ricerca (Cnr), mostrano infatti un’inversione di tendenza che rende sempre più difficile controllare la diffusione del fenomeno: se nel 2019 le persone giocavano soprattutto attraverso canali fisici, ora prediligono le piattaforme online.

Un altro problema è rappresentato dalle nostre percezioni troppo spesso distorte, che trovano terreno fertile nella scarsa informazione sul tema. Basti pensare alle probabilità di vincita: quelle di fare 6 al Superenalotto sono dello 0.0000002%, mentre i biglietti vincenti dei Gratta e vinci sono uno ogni 6 milioni (per quelli da 500.000 euro) e uno ogni 106.000 (per quelli da 100.000 euro). Statisticamente è molto più probabile essere colpiti da un fulmine nell’arco della nostra vita (1 su 10.000), eppure l’impressione generale è diversa. A diventare virali sono infatti le notizie di quelli che vincono, mentre “le storie di centinaia di migliaia di persone inghiottite dal tunnel dell’azzardo non finiscono sui giornali”, afferma Forleo.

C’è quindi più che mai bisogno di studiare, comprendere e approfondire il tema delle ludopatie, che rappresentano “una realtà insidiosa e sommersa, ma più diffusa di quanto possiamo immaginare”, spiega il dirigente scolastico Franco Francavilla. Da qui l’appello di Forleo e Pellerano a informarsi, condividere le informazioni e fare scelte consapevoli. Soprattutto, però, l’invito rivolto ai giovani è a non pensare di essere immuni: la dipendenza non si sviluppa per caso e “affidarsi alla fortuna è uno stile di vita perdente”.