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Digital News Initiative, indagine sul fondo di Google che finanzia il giornalismo

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Il fondo Digital News Initiative è un progetto lanciato da Google con lo scopo di stimolare l’innovazione nel settore dell’informazione in Europa. Fornisce finanziamenti a organizzazioni o individui che cercano spazio e budget, per sperimentare progetti giornalistici. Nei primi tre anni (i dati sono fermi al 2018) il fondo ha sostenuto 559 progetti nel giornalismo digitale con più di 150 milioni di euro di finanziamenti. Le aziende, per ricevere i fondi, devono inviare una candidatura. Come avviene la scelta? Quali criteri utilizza il misterioso algoritmo di Google?

Oggi 4 aprile, al festival del giornalismo di Perugia, un team internazionale – composto dalla testata tedesca Netzpolitik, dall’austriaca Falter e dalla svizzera Republik – ha mostrato i dati dell’inchiesta collettiva che li ha visti collaborare per indagare le dinamiche dietro la “scelta” dei progetti finanziabili. “Il nostro impegno è aiutare l’industria del giornalismo nell’era digitale”, il claim di Google. Anche se secondo Adrienne Fichter di Republik la trasparenza del colosso di Mountain View è opaca.

Il primo bias riguarderebbe la categoria dei progetti finanziati. Quelli di fact-cheking, ad esempio, sono stati 37, contro i 179 che si occupano dell’automazione o i 49 della monetizzazione attraverso fonti di reddito diverse dalla pubblicità. Il secondo bias avrebbe carattere geografico. Quindici milioni di euro sono stati distribuiti nella sola Germania, e poi a scendere: una decina nel Regno Unito e in Francia, poco più di sei in Italia, per finire alla Polonia, che supera di poco il milione. Colpisce soprattutto uno sguardo più macro: i paesi dell’Europa occidentale hanno raccolto l’88% dei fondi, contro il 12% dei paesi dell’est. Terzo e ultimo bias identificato dalla ricerca riguarderebbe la tipologia di soggetti finanziati. I progetti universitari, ad esempio, hanno raccolto solo il 2% dei fondi, contro il 70% donato a compagnie commerciali che mirano al profitto.

Senza arrivare a conclusioni definitive, anche perché i rappresentanti di Google non sono stati invitati a prendere parte al dibattito, sembrerebbe che la Digital News Initiative stia trasformando quanti più soggetti informativi in partner. “C’è il rischio che la libertà di numerose società e della pubblica informazione venga seriamente compromessa”, è il monito lanciato dal team. “Google sta creando un nuovo ecosistema di dipendenza”, conclude Adam Thomas, direttore dell’European Journalism Centre. Come già emerso in queste prime battute di Festival, le nuove tecnologie rappresentano grandi risorse per il giornalismo, ma anche trappole per la libertà stessa della stampa.

 

MARCO ZAVANESE