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Come saremo? L’epistemologia come nuova etica nel libro di De Biase e Pievani

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Quale può essere il futuro per la specie umana, aiutata e messa in difficoltà allo stesso tempo dalla tecnologia, che si sviluppa sempre più velocemente? Hanno cercato di rispondere a questa domanda Luca De Biase e Telmo Pievani in “Come saremo”, presentato al XXX Salone del libro in un incontro con gli autori moderato da Anna Masera.

Il libro sviluppa un’indagine sull’ambiguità dell’evoluzione tecnologica, che allo stesso tempo rende possibili sviluppi positivi per quanto riguarda ecologia e medicina ma è anche utilizzabile per i peggiori scopi. La problematica si allarga poi alla scelta delle linee guida etiche che devono indirizzare il lavoro degli scienziati: “l’epistemologia è la nuova etica, giusto e sbagliato dovrebbero dipendere dal meccanismo di scelta”, commenta De Biase, prima di introdurre la teoria “ecologica” dei due autori.

Un momento della presentazione (Foto: Lisa Di Giuseppe)

Quel che Pievani e De Biase propongono è infatti una via di mezzo tra tecnoentusiasmo e tecnoscetticismo estremi. Si tratta di una nicchia ecoculturale in cui sia più facile trovare una risposta ai dilemmi etici del nostro tempo a partire dall’intelligenza collettiva, che attraverso la varietà di pareri differenti può risolvere problemi più facilmente di un singolo. La tecnologia non è più un elemento esterno che si può gestire calando dall’altro principi teorici da applicare volta per volta, ma un mezzo che va indirizzato analizzando caso per caso le specificità di ogni fattispecie.

Si tratta perciò di applicare le nostre conoscenze scientifiche allo sviluppo tecnologico, consci che ogni azione produrrà una reazione dell’ambiente circostante a cui la specie umana, di nuovo, si adatterà. In sintesi, un “saremo come sapremo”, una risposta che prende le distanze dai sentieri di sviluppo seguiti da chi si lascia indirizzare solo dalle ragioni finanziarie, rimanendo coscienti che le conseguenze delle azioni dell’uomo sono anche indirette e involutive, così come lo sviluppo stesso della specie umana e della tecnologia stessa è convolutivo.

Nel corso del tempo si sono superati numerosi preconcetti con una metodologia che combinasse capacità umana e produttività artificiale, ma solo allo scopo di moltiplicare le possibilità a disposizione di chi lavora. Quel che resta centrale, concludono i due autori, deve essere il valore del piccolo gesto, che si rifletterà nell’ambiente e avrà di conseguenza un effetto positivo sul benessere della persona.

LISA DI GIUSEPPE