La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Che cosa (non) cambia con la riforma sul diritto d’autore

condividi

di Romolo Tosiani

Il Consiglio dei Ministri, con undici mesi di ritardo, ha recepito la direttiva Barnier per la liberalizzazione del diritto d’autore all’interno dell’Unione Europea. Vediamo cosa cambia nel complicato mondo dell’industria culturale.

Cosa prevede la riforma?

La legge italiana sul diritto d’autore è datata 1941 e attribuisce alla Siae un monopolio legale sulle royalties da riscuotere e attribuire agli artisti. Il Governo Gentiloni ha preferito mantenere l’esclusiva a favore della Siae, che continuerà a essere l’unico ente autorizzato sul territorio italiano.

Quindi non cambia nulla?

Qualcosa cambia. La riforma conferma il monopolio sull’intermediazione dei prodotti creativi. Ma gli autori potranno iscriversi a società di altri Stati dell’Unione. Le società come Soundreef, basata a Londra, sono di fatto autorizzate a lavorare in Italia con artisti italiani, ma non potranno spostare la sede legale nella penisola.

Un passo indietro: cos’è la Siae?

La Società Italiana degli Autori ed Editori è un ente pubblico economico. Esercita la protezione e l’intermediazione dei diritti d’autore. Fondata nel 1882 da Giuseppe Verdi, Giosuè Carducci, Edmondo De Amicis e Giovanni Verga. Lo scopo della Siae è garantire ai propri associati la remunerazione del loro lavoro attraverso il diritto di autore. Concede licenze, autorizza e verifica l’utilizzazione delle opere protette, su tutto il territorio nazionale e all’estero, riscuote i relativi compensi e li ripartisce agli autori, trattenendo una provvigione come contributo alle spese di gestione. Come recita il sito ufficiale: «Il diritto d’autore non è una tassa ma è un diritto del lavoro».

Cos’è Soundreef?

È una startup di gestione indipendente dei diritti d’autore fondata da Davide D’Atri nel 2011 e registrata nel Regno Unito. Soundreef lavora in 20 Paesi del mondo, con 30mila utilizzatori solo in Italia. Gestisce 9mila autori italiani, 20mila stranieri e 150mila brani. Nel 2016 artisti come Fedez, Gigi D’Alessio e Fabio Rovazzi hanno lasciato la Siae per passare a Soundreef. Nel 2014, una sentenza del Tribunale di Milano ha autorizzato la società londinese a operare in Italia, la legge italiana cede il passo alle norme europee sulla libera circolazione dei servizi.

Perché gli artisti scelgono Soundreef?

Tra i punti di forza dell’azienda ci sono la tempistica e la puntualità nei pagamenti: un mese contro i 18 o 24 che servono mediamente alla Siae. Nell’ultima edizione del Festival di Sanremo, ben sei artisti erano iscritti alla startup londinese. Dopo la conversione in legge della direttiva Barnier, la società commenta con un comunicato: «Governo ancora aggrappato ad un monopolio vecchio di 125 anni. Il mercato dei diritti d’autore, ormai, è aperto e quella della liberalizzazione è una strada senza ritorno». La startup sostiene che la le nuove regole costringeranno Bruxelles a avviare una nuova procedura di infrazione contro il nostro Paese.

Quali sono le novità per i gestori dei locali che vogliono organizzare un concerto?

Sono previste forme di riduzione o esenzione del pagamento dei diritti per particolari eventi, come gli spettacoli con meno di cento spettatori o per la rappresentazione di opere di esordienti under 35, come riporta Il Sole 24 Ore.

E sul fronte musica online?

La delega concede il via libera al sistema europeo di licenze multi territoriali per la musica online. Servizi come YouTube e Spotify non dovranno più trattare le licenze singolarmente, ma con Armonia, gruppo di interesse europeo, che riunisce nove società omologhe, tra cui la francese Sacem, la spagnola Sgae e la Siae.