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Coronavirus: gli effetti su economia e mercati. I suggerimenti a risparmiatori e investitori italiani

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Il professor Giovanni Cuniberti è responsabile della Consulenza Finanziaria Fee Only di Gamma Capital Markets e docente a contratto della Scuola di Economia e Management dell’Università di Torino.

Cuniberti è esperto in mercati finanziari, ora in affanno per l’emergenza coronavirus che, in Europa, per ora ha colpito in particolar modo l’Italia.

 

Professore, stiamo andando incontro a una nuova recessione economica?

“L’Italia sicuramente. Il nostro Paese è il terzo più colpito dall’emergenza coronavirus. Negli Stati Uniti e in Europa è ancora tutto da vedere. In Italia purtroppo sarà un disastro abbastanza ampio. Si parla già di un Pil (Prodotto Interno Lordo) che scenderà a – 4. Gli Usa potrebbero ancora salvarsi”.

 

Cosa possono fare le istituzioni?

“Le manovre classiche, quali stampare moneta, non servono. Nell’immediato bisogna ridurre la pressione fiscale per le aziende che hanno subito un rallentamento.

Questa è una crisi diversa da quella che colpì il sistema bancario. È una crisi che va al cuore dell’industria e del mondo corporate, una crisi del tessuto economico del Paese.

Le grandi catene distributrici di abbigliamento, che ora si ritrovano i negozi vuoti, potranno ricorrere a un aumento di capitale. Il problema sono le piccole medie imprese che avranno bisogno dello Stato”.

 

Possiamo paragonarla alla fase recessiva del 2008?

“Il rischio c’è. La differenza è che i governi e le banche centrali agiranno in maniera più rapida. Ma se il problema coronavirus, come successo in Cina, si risolve in meno di tre mesi, possiamo evitare una recessione simile a quella del 2008. Comunque l’Italia vivrà un periodo molto negativo, questo è fuori da ogni discussione”.

 

Chi ha investito i propri risparmi in obbligazioni cosa dovrebbe fare?

“Se sono obbligazioni italiane bisogna essere cauti e mantenere basse percentuali di portafoglio. Meglio investire in obbligazioni americane che, nonostante il rischio del cambio, sono un porto sicuro. Non acquisterei titoli di Stato italiani al momento, perché se il Paese scende a – 4 col Pil significa che dovranno rivedere il rating dell’Italia, con conseguenze sullo spread e sui prezzi”.

 

E per quanto riguarda le azioni?

“Dipende dalle aree geografiche. Meglio il mercato americano. La Cina, dopo la turbolenza, ha già recuperato. L’Italia soffrirà ancora quindi starei un po’ lontano dal mercato azionistico italiano. Tuttavia, tra due o tre mesi potrebbero esserci delle occasioni di acquisto straordinarie a prezzi convenienti. Mi viene in mente l’Eni in Italia che ha un business solido e potrebbe recuperare”.

 

Ci saranno altri scossoni in Borsa?

“Certo, la tempesta non è finita. Tutto dipenderà da quello che accadrà prossimamente negli Stati Uniti, da quale sarà lì il livello di contagio e la diffusione del virus. Questo sarà l’ago della bilancia per capire se ci sarà una recessione stile 2008 oppure no. Immaginiamo quali effetti catastrofici potrebbe avere la chiusura di una città come New York…”

 

Per chi volesse acquistare o vendere casa sarebbe un buon momento? 

“Il settore immobiliare, come quello automobilistico, dei consumi e del lusso, patiscono di più una fase così turbolenta. Se io dovessi comprare casa adesso aspetterei un attimo. Il mattone non è un bene rifugio su cui investire.

Chi volesse vendere potrebbe avere dei benefici. Ma dipende dalle zone. I prezzi sono esplosi solo a Milano; il resto d’Italia è ancora fermo ai valori del 2007”.

 

Sui mercati petroliferi cosa sta accadendo?

“Una guerra commerciale e geopolitica durissima. I Paesi arabi non hanno trovato l’accordo con la Russia per il taglio della produzione. Perciò gli arabi continuano a produrre a prezzi stracciati, anche a 7/8 dollari al barile. Questa guerra mette in ginocchio le imprese americane che producono a 50/60 dollari al barile. I produttori arabi fanno i loro interessi senza guardare al sistema economico mondiale”.

 

Se la minaccia del virus diventasse globale, quale sarebbe la via d’uscita?

“Bisogna ridurre la leva finanziaria dei mercati globali”.

 

In che senso?

“Le banche hanno tanta liquidità ed incitano le persone ad aumentare il rischio. Quindi bisogna ridurre la leva per attività speculative, e non i prestiti per attività reali ad aziende.

Ma è difficile che ciò avvenga. In America i privati sono molto più indebitati degli italiani che hanno ancora tanto risparmio. Di conseguenza l’italiano è più solvibile. Bisogna aumentare la cultura del risparmio ma con giusto equilibrio. Inoltre l’industria finanziaria dovrebbe evitare di creare quei prodotti spazzatura; nonostante la recessione del 2008 si sono continuati a produrre i mutui subprime.

Sarà un periodo di sofferenza ma poi se ne esce in qualche modo”.

NICOLA TEOFILO