La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Coronavirus e violenza di genere, in tutta Italia “non sei sola”

Non sempre restare a casa è l’opzione migliore. Per molte donne significa ritrovarsi rinchiusa insieme a un uomo violento, aggressivo e manipolatorio. La tensione della situazione, unita alla noia e alla convivenza forzata e prolungata, priva di valvole di sfogo, può portare ad un aggravarsi di situazioni di violenza già esistenti e alla nascita di nuove.

Effetti secondari di questo tipo sono già stati osservati in Cina, dove il numero totale di casi di violenza domestica nella prefettura di Jingzhou, nella provincia di Hubei, è salito a oltre 300, e a febbraio il numero di casi è raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche secondo UN Women, l’Organizzazione delle Nazioni Unite dedicata alla parità di genere e all’emancipazione delle donne, in tempi di incertezza economica e di instabilità sociale, l’abuso domestico aumenta.

In Italia – dove l’81,2 per cento dei femminicidi, nel 2019, è avvenuto all’interno della famiglia – diverse associazioni femministe si stanno mobilitando per sensibilizzare l’opinione pubblica e per rilanciare il numero antiviolenza e stalking 1522, che è attivo anche in questi giorni 24 ore su 24 ed è gratuito.
I centri antiviolenza in tutto il paese, invece, si stanno attivando per riuscire ad offrire l’aiuto necessario anche in questo periodo difficile e per ricordare alle donne che non sono sole.

 

Torino, per chi si sente sola

“Non Una di Meno – Torino” ancora una volta si mette a disposizione delle donne in difficoltà, anche in questo periodo di quarantena. Da sabato 28 marzo l’associazione ha lanciato #Iorestoacasama…lotto tutti i giorni!, una campagna social indirizzata a tutte le persone che accusano la solitudine e l’isolamento di questo periodo, volta a favorire la condivisione tra le persone.

Testimonianze, foto, racconti, video per raccontare la propria condizione di emergenza, i cambiamenti all’interno delle relazioni, della quotidianità, le discrepanze della propria vita riscontrate in questo periodo di silenzi. Le pagine Facebook, Twitter o Instagram postano o condividono a loro volta i contenuti caricati dagli utenti. Su Twitter si può pubblicare una frase, una foto o un’esperienza utilizzando l’hashtag della campagna #iorestoacasama, su Instagram è possibile condividere le proprie foto o le proprie storie direttamente taggando la pagina di Non Una di Meno, su Facebook attraverso un  messaggio con l’hashtag sulla pagina nazionale, oppure taggando la pagina stessa.

Questa iniziativa è nata per fare “incontrare” virtualmente tutte le persone in difficoltà, come quelle che non possono lavorare in questo momento, o vivono sole lontane dalla propria famiglia. Come le donne vittime di violenza, che in questo momento tendono a sentirsi più sole perché non possono uscire, molto spesso nella stessa casa del proprio carnefice. Lo slogan di “#iorestoacasama… lotto tutti i giorni” recita:

‘La mia casa non è un rifugio

ci ho preso urla, spinte e bei ceffoni

di maschi spenti, aggressivi e manipolatori

#iorestoacasama, ci resto con responsabilità

ma voglio dare voce al mio pensiero

risuoni per tutte, all’urlo di non una di meno’

 

Se sei a Torino e stai vivendo una condizione di violenza domestica puoi chiamare il Telefono Rosa Torino allo 011.530666 o allo 011.5628314, il centro antiviolenza E.M.M.A. allo 011.5187438 , oppure trovare il centro antiviolenza più vicino a te nel Comune di Torino o in Piemonte.

Genova, sui social dalla parte delle donne

Le donne vittime di violenza hanno bisogno di aiuto ogni giorno, ma forse in questo periodo ancora di più. La situazione di emergenza causa Coronavirus sta obbligando le donne a restare in casa spesso con i propri carnefici, e sta dando vita anche a Genova ad alcune iniziative che non le facciano sentire sole.

Il Centro “Per non subire violenza” (via Cairoli 14/7), presente nel capoluogo ligure dagli anni Ottanta, non si ferma purtroppo la violenza e i soprusi non vedono tregue, tantomeno durante il momento drammatico che sta vivendo il nostro Paese. Il Centro è socio fondatore dell’associazione D.i.Re (Donne InRete contro la Violenza) e lavora come associazione di volontariato autonoma a fianco delle donne attraverso sportelli di ascolto e iniziative spontanee per accogliere vittime di maltrattamenti psicologici, fisici ed economici. Al servizio del supporto psicologico si affianca la presenza della Casa Rifugio, ovvero un luogo, aperto da vent’anni, dove la donna e i figli possano trovare protezione fisica ed emotiva. Tra i progetti attivi, volti a far crescere consapevolezza nelle donne in difficoltà, vi sono anche la consulenza legale, i gruppi di supporto al cambiamento e di sostegno alla genitorialità, e un laboratorio di teatro-terapia.

Dopo le prime due settimane di lockdown totale la struttura ha registrato, come altri centri presenti in Italia, un dato preoccupante: il dimezzamento delle telefonate al centralino da parte delle donne che richiedono solitamente aiuto o che stavano già intraprendendo un percorso di sostegno presso il Centro.

Per tentare di colmare questo silenzio, venerdì scorso è nata #Noicisiamo, una campagna social di sensibilizzazione sull’importanza del supporto psicologico alle donne che in questo momento non possono uscire di casa. Attraverso alcuni video postati sulle pagine Facebook, Instagram e Youtube alcune donne stanno facendo un appello, tradotto in altre cinque lingue, per ricordare alle donne la presenza del Centro. Le lingue sono spagnolo, francese, inglese, arabo e romeno.

“Siamo molto preoccupate – riferiscono le operatrici del Centro – perché sappiamo che le donne hanno difficoltà a chiamare, e abbiamo notato un calo di telefonate. Prima dell’emergenza sanitaria si ricevevano in media 1-2 telefonate al giorno con richiesta di effettuare il primo colloquio. L’intento dei brevi spot in 6 lingue è di trasmettere il nostro messaggio a tutte le donne: noi ci siamo e ci possono chiamare o mandare un messaggio sfruttando quei momenti quando escono a fare la spesa, quando portano fuori il cane, quando vanno in farmacia”.

I servizi a distanza continuano, infatti, a pieno ritmo: sono disponibili le chiamate e le videochiamate per le donne che avevano già iniziato il percorso di supporto, e per chiunque abbia bisogno. I centralini di Genova e Recco sono attivi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con un’operatrice che cerca di soddisfare le esigenze e dare consigli alle donne in difficoltà. “In questa situazione anche soltanto una chiamata può aiutare a gestire la lontananza – spiega Chiara Panero, coordinatrice della Casa Rifugio – Se la donna, tuttavia, sta subendo una situazione di forte pericolo, si rivolga alle Forze dell’Ordine. Non esiti. In un secondo momento noi ci siamo. Insieme a istituzioni, assistenti sociali, e ospedali possiamo dare un aiuto concreto”.

Per quanto riguarda il servizio della Casa Rifugio e di altri due alloggi aperti dal Centro, la situazione è ancora ‘work in progress’ perché l’emergenza è totalmente nuova e inaspettata. Le operatrici continuano il proprio lavoro all’interno delle strutture con le dovute protezioni, ma per l’inserimento di nuove persone esiste al momento un iter complesso che prevede una richiesta di valutazione dello stato di salute da parte di un medico, e il centro sta lavorando per poter mettere a sistema altre risorse. “Siamo abituati a lavorare nella complessità, – conclude Panero – creando relazioni nel tempo, organizzando i percorsi e gli ingressi ma questa situazione è del tutto nuova. L’importante è cercare di non interrompere i contatti in questo momento, nessuna donna deve sentirsi abbandonata”.

Se sei a Genova e stai vivendo una condizione di violenza domestica puoi chiamare il centro Per non subire Violenza al 3939712414. Per la sede di Recco puoi rivolgerti al 3346030961, entrambi i centralini sono attivi 24h/24, 7 giorni su 7.

Milano, l’accoglienza non si ferma

Sono una decina i centri antiviolenza attivi nella città di Milano che lavorano in rete con il numero verde nazionale 1522. L’emergenza coronavirus ha reso più difficile il loro operato, ma non l’ha fermato. Grazie all’App della Regione Lombardia NonSeiDaSola, le donne possono ricercare attraverso un sistema di geolocalizzazione i centri antiviolenza e gli sportelli a loro più vicini che, anche in questo momento, garantiscono la reperibilità telefonica h24 e, in caso di emergenza, anche incontri dal vivo.

Tuttavia, l’emergenza coronavirus e, soprattutto, le misure di contenimento della pandemia, non hanno solo complicato il lavoro di volontari e operatori, ma ha anche, in qualche modo, bloccato le donne che hanno bisogno di aiuto. “Nell’ultimo mese abbiamo ricevuto una quarantina di nuove richieste”, spiega la dottoressa Giussy Barbara, ginecologa del centro di riferimento di assistenza per i problemi della violenza alle donne e ai minori (SVSeD) dell’ospedale Mangiagalli di Milano. “Durante lo stesso periodo, nel 2019, erano state circa 60”. Un calo evidente, che è stato notato anche dal centro antiviolenza Cerchi D’acqua, che opera anch’esso a Milano: “La grande diminuzione di nuove chiamate che abbiamo registrato non significa che non ci sono più situazioni di violenza”, spiega Nora Raffaele Addamo, referente per l’accoglienza del centro. “È un segnale molto forte e ci spaventa anche per quello che potrà significare quando tutto questo finirà. Purtroppo, queste situazioni di tensione scatenano dei meccanismi particolari di escalation della violenza”.

In realtà, capire esattamente che tipo di impatto questa situazione stia avendo sulle donne vittime di maltrattamenti è molto difficile. Ciò che emerge chiaramente delle osservazioni che i centri antiviolenza milanesi hanno fatto in questo primo mese di isolamento forzato è un innaturale e non rassicurante silenzio. A cosa sia dovuto, non è facile dirlo con certezza: se da un lato, come nota la dottoressa Raffaele Addamo, la coabitazione forzata con il proprio aggressore rende concretamente difficile, per le donne, riuscire a trovare un momento per chiedere aiuto, dall’altro, la dottoressa Laila Micci, psicologa coordinatrice di SVSeD, invita a considerare anche altri fattori che possono contribuire al calo delle richieste: “Sicuramente le donne saranno in una condizione di maggiore assoggettamento e probabilmente, quindi, più responsive rispetto alle richieste del maltrattante, per evitare il conflitto. Inoltre, sappiamo anche che un grande motivo scatenante di violenza è la gelosia e con la donna sempre a casa aumenta il senso di controllo che il maltrattante ha rispetto alla propria moglie o compagna”.

L’effetto di questo preoccupante stand-by, si vedrà nei mesi futuri. Certamente, però, sarà ingente perché, in generale, “i disagi psichici si acuiranno e, dunque, anche le situazioni di violenza domestica torneranno a farsi sentire in modo più forte”, aggiunge la dott.ssa Micci.

È importante, dunque, che le donne sappiano che, anche in questo momento, non sono sole. Sebbene in alcuni casi non sia possibile recarsi fisicamente al centro, le richieste di aiuto vengono tutte raccolte e i percorsi psicologici attivati al telefono o online. In caso di situazioni più pericolose, poi, il comune di Milano ha attivato un’importante rete antiviolenza con un coordinamento centrale: “Abbiamo predisposto delle modalità di accoglienza per la messa in protezione delle donne che ne necessitano”, racconta Laila Micci. “I vari centri stanno continuando ad accogliere, garantendo la possibilità di un periodo di quarantena prima di entrare nella struttura comunitaria. È stato costruito un protocollo apposito per garantire anche la sicurezza sanitaria”.

È fondamentale che le donne siano consapevoli che, anche in questo momento di sospensione, possono sempre trovare l’aiuto di cui hanno bisogno. “Alcune donne credono che noi non ci siamo, che è tutto chiuso, tutto irraggiungibile e che non si può fare nulla – conclude Raffaele Addamo – ma stiamo cercando di far passare che noi ci siamo”.

 

Se sei a Milano e stai vivendo una condizione di violenza domestica puoi chiamare il centro Cerchi d’acqua allo 02.58430117, il centro SVSeD dell’ospedale Mangiagalli allo 02 5503 2489, oppure trovare il centro antiviolenza più vicino a te nel Comune di Milano o in Lombardia.

Roma, nuovi modi per offrire aiuto

Anche a Roma il Covid-19 rallenta il sostegno alle donne che scelgono di uscire dalla violenza domestica, ma non lo ferma. Si deve uscire poco, il meno possibile, ma per chiedere aiuto certamente si può. I centri antiviolenza della Capitale continuano a garantire l’assistenza telefonica e qualificata di operatori e operatrici 24 ore al giorno.“In un momento delicato come quello che stiamo vivendo è fondamentale non spezzare il legame dei cittadini con servizi e supporti essenziali” spiega l’assessora alla Persona Veronica Mammì. “I nostri Centri Antiviolenza continuano ad essere attivi e pronti a rispondere alle segnalazioni delle donne per affrontare situazioni critiche che potrebbero verificarsi in questo periodo”. E la sindaca Virginia Raggi rassicura: “Roma resta vicina alle donne anche e soprattutto in questa fase di emergenza”.

Per i casi particolarmente pericolosi è ancora possibile fissare appuntamenti di persona, nel rispetto delle misure di distanziamento sociale espresse dai decreti del governo. Per ricevere assistenza a distanza invece molti centri hanno aperto canali alternativi per raggiungere le donne che si trovano in situazioni di difficolta e sono costrette, da misure necessarie, a condividere molto più tempo del normale con la persone che causa loro danni psicologici, fisici o morali. Le operatrici del centro antiviolenza Donna LISA, ad esempio, oltre al supporto telefonico offrono la possibilità di effettuare videochiamate per mettersi in contatto con le donne che lo richiedono.

Per la Casa delle donne Lucha y Siesta, da 12 anni attiva sul territorio romano, le restrizioni causate dal coronavirus si sommano alle difficoltà degli ultimi tempi nel tenere aperte le proprie porte. Ma il periodo contrario non impedisce alle attiviste di stare accanto alle donne per cui restano ancora un punto di riferimento e per cui forniscono sostegno psicologico, assistenza legale e percorsi di reinserimento lavorativo. In questi giorni la loro attività di supporto si è concentrata anche online. Quotidianamente attraverso i propri canali social forniscono indicazioni multilingue su come affrontare questo periodo, dai consigli sulla sicurezza informatica alle linee guida per chiedere sussidi. L’emergenza sanitaria ha poi imposto nuovi ostacoli a chi condivide le mura domestiche con il proprio aguzzino. Per alcune donne è impossibile o estremamente difficile anche solo fare una telefonata per denunciare o chiedere aiuto. Per loro Lucha y Siesta ha messo a disposizione la chat della propria pagina Facebook.

Ma il telefono continua a squillare: “Di settimana in settimana sta crescendo il numero delle chiamate”, racconta l’attivista Michela Cicculli. “In questi ultimi giorni notiamo che le tensioni all’interno delle mura domestiche diventano più forti. Riceviamo soprattutto chiamate da ragazze molto giovani con situazioni familiari tese, che prima riuscivano a sfogarsi uscendo, ma adesso non possono più. Abbiamo ricevuto anche la telefonata di una ragazza trans che cercava aiuto al di fuori della famiglia”. Aumentano le richieste di donne che chiedono di uscire dalle proprie case. E questo complica una situazione già difficile. A Roma infatti sono circa 25 i posti dedicati all’ospitalità qualificata per donne che escono da storie di violenza domestica. Un numero che rischia di non essere affatto sufficiente per rispondere adeguatamente alla richiesta di questo periodo. Adesso c’è il grande problema delle donne che sono in pericolo, ma siamo convinte che quando le misure stringenti termineranno ci sarà un grande sovraccarico di richieste, perché quelle che in questi giorni stanno stringendo i denti, andranno a chiedere aiuto”.

Una soluzione in questo senso la sta offrendo la cooperativa sociale BeFree. Grazie a un finanziamento della Fondazione Haiku Lugano in questi giorni sta offrendo ospitalità in alcune strutture alberghiere di Roma per mamme con bambini che hanno bisogno di allontanarsi dalle proprie case.

Se sei a Roma e stai vivendo una condizione di violenza domestica puoi chiamare il centro Donna Lisa al 328 6967602, la Casa delle Donne Lucha y Siesta al 3291221342, oppure trovare il centro antiviolenza più vicino a te nel Comune di Roma o nel Lazio.

ROBERTA LANCELLOTTI

MARTINA STEFANONI

VALERIA TUBEROSI