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“Come hanno avvelenato l’Italia”, intervista all’autrice del libro – inchiesta Malaterra

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Un libro sulle questioni ambientali più significative d’Italia. Un viaggio dentro i disastri ecologici, dalle Alpi alla Sicilia, che mette in luce responsabilità politiche, istituzionali e sociali. “Malaterra ,come hanno avvelenato l’Italia” di Marina Forti – giornalista che scrive per Internazionale – è stato presentato ieri, giovedi 30 maggio, nell’aula D3 del Campus EInaudi, nel corso del secondo appuntamento del ciclo di seminari Ecologia Politica – catastrofe o transizione ecologica?

 

In Italia quando si è iniziato ad avere una prima consapevolezza dei problemi ambientali?

“In parte intorno agli anni ’70 del secolo scorso per una serie di avvicinamenti progressivi. In primis, la nocività del lavoro in fabbrica e i rischi a cui erano connessi gli operai di alcuni settori, come quello chimico. Successivamente, l’incidente di Seveso e alcuni casi di intossicazione di massa hanno fatto emergere un modello di lavoro dai costi ambientali non sostenibili.  La vera consapevolezza è arrivata forse nel corso degli anni ’80 e ’90, quando il settore industriale – per motivi di riorganizzazione interna –  ha iniziato la sua fase calante. Una fase che ha lasciato tuttavia un’eredità tossica”. 

 

Che effetti ha avuto questa eredità sul nostro paese?

“Ha avuto delle conseguenze gravissime. Innanzitutto, in termini di salute umana. Parliamo di sostanze che hanno effetti cancerogeni e mutageni, che provocano malattie e mali che si manifestano nel tempo e dopo un’esposizione prolungata. In secondo luogo paghiamo un prezzo in termini di siti contaminati. Abbiamo intere aree del nostro paese dove non è possibile sviluppare alcuna attività produttiva. Molte di queste zone richiederebbero bonifiche costose e decisioni che dovrebbero essere prese dalla politica”.

 

Le recenti elezioni europee hanno visto un’affermazione dei Verdi in tutto il Continente, ma non in Italia. Perché?

“Negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso anche l’Italia ha avuto un partito ambientalista rilevante e influente. Ora non lo è piu. Ma non legherei l’esistenza di un partito Verde forte al fatto che non vi sia una consapevolezza ambientale. I partiti ambientalisti nei paesi dove contano, come in Germania, occupano uno spazio politico che in Italia è detenuto probabilmente da altre forze. Tutti i problemi ambientali chiamano in causa delle questioni che hanno a che vedere con il modello industriale. Sono questioni generali che non appartengono solamente ai Verdi ma a tutte le forze politiche”.

 

Che ruolo hanno i giornalisti nel raccontare e rappresentare i problemi ambientali?

“I giornalisti hanno una responsabilità enorme e non sempre ne sono all’altezza. Parlano di un caso o un incidente ambientale per poco tempo, senza soffermarvisi troppo. Se ne parla in termini talvolta anche scandalistici e ossessivi per poi dimenticarsene in fretta. Mantenere l’attenzione sulle cose è una delle responsabilita principali che abbiamo, assieme a un lavoro di documentazione e di approfondimento. Dobbiamo indagare le storie e ricostruirne il contesto. È troppo facile dare notizie imprecise, allarmanti o minimizzanti che siano”.

 

RICCARDO PIERONI