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Cisl: “Rider frontiera di precarietà assoluta”

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“I rider sono la nuova frontiera della precarietà assoluta”, dice Raffaele Marino, dirigente della Fit-Cisl Piemonte. Una precarietà che è legata sia agli algoritmi delle piattaforme di food delivery da cui dipendono, sia dal fatto che, ancora oggi, non conoscono le tutele che li riguardano. Eppure i ciclofattorini sono stati ritenuti lavoratori essenziali durante la pandemia: i loro viaggi in bici per le strade delle grandi città sono diventati uno dei simboli del lockdown. Senza contare che proprio i rider hanno garantito continuità alle attività di ristorazione in piena emergenza sanitaria.

Il contratto collettivo nazionale su trasporti e logistica siglato nel 2018 dalle principali sigle sindacali, fra cui la Cisl, li inquadra come lavoratori subordinati a tutti gli effetti. Come tali, potrebbero godere del diritto alle ferie, alla malattia, al congedo parentale, oltre che a trattamenti previdenziali e fiscali di favore. Ma le difficoltà di fondo sono due: da un lato, le grandi società di food delivery continuano a considerare i rider lavoratori autonomi pagati a cottimo (in base alle consegne effettuate) e non con un sistema di salario minimo orario. Dall’altro questi lavoratori non si percepiscono come una categoria che, se organizzata, può far sentire i propri diritti.

Il 16 febbraio il sindacato Fit-Cisl ha lanciato su base nazionale un open day informativo dedicato ai rider. Gli uffici dell’organizzazione offriranno in tutta Italia servizi di consulenza dedicati ai ciclofattorini: prenotando un appuntamento, potranno capire se le paghe che ricevono sono adeguate al lavoro che svolgono. Ma alla base di tutto c’è l’informazione. “Il 15 febbraio abbiamo fatto volantinaggio nel centro di Torino, in piazza Castello e abbiamo parlato con molti di loro. Abbiamo constatato con piacere il loro bisogno di essere aiutati; si sentono abbandonati dalle istituzioni”, prosegue Marino. I rider vivono in una “zona grigia” a livello contrattuale: “Alcuni hanno un contratto di collaborazione e hanno la partita Iva, per altri invece è difficile individuare il rapporto di lavoro”.

Oltre alla conoscenza delle tutele che gli spettano, è importante assisterli a livello fiscale, previdenziale e amministrativo. Vista l’alta percentuale di stranieri – i rider che lavorano a Torino, ad esempio, provengono per la maggior parte dal Sudamerica e dall’est Europa – Fit-Cisl offre anche servizi di disbrigo delle pratiche sulla cittadinanza, sui permessi di soggiorno e sui ricongiungimenti familiari.

Una maggior presenza del sindacato rappresentativo dei trasporti anche per i ciclofattorini potrebbe favorire il processo di regolarizzazione. “Alcuni di loro sono passati dai nostri uffici di via Campana a Torino e hanno manifestato anche l’intenzione di raggrupparsi in categoria”, prosegue Marino.

Dal lato delle datrici di lavoro – le grandi società di food deliveryJust Eat ha annunciato che da marzo 2021 assumerà i rider come lavoratori dipendenti. Stando al comunicato, per quanto riguarda il mercato italiano ci sarà una maggior attenzione per la contrattazione collettiva, visto che verranno garantiti un “compenso orario indicativo del valore medio di circa 9 euro” e “una paga base di 7,50 euro l’ora, indipendentemente dalle consegne effettuate”. Salari già previsti negli accordi collettivi per attività analoghe al servizio di delivery.

Secondo Marino si tratta di un passo importante: “L’iniziativa di Just Eat è salutata con favore dal sindacato; ovviamente bisogna approfondire nel merito per capire come verranno applicate le disposizioni contrattuali”. Ma alla base di tutto – ribadisce – c’è la consapevolezza delle tutele che gli spettano: “la difficoltà è andare a intercettarli, comunicare e fargli capire quali sono i loro diritti. Sulla questione dei rider c’è anche poca informazione, eppure i loro servizi saranno sempre più importanti, come anche la pandemia ha dimostrato”.