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Le criticità delle carceri tra sovraffollamento e mancanza di personale

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Quattro giorni fa una ragazza di 23 anni detenuta al Lorusso e Cutugno ha cercato di uccidersi nella sua cella. Di lei non si hanno molte informazioni, se non che soffre di disturbi psichiatrici e che aveva già tentato il suicidio. Ad aggravare la situazione ci sono le dichiarazioni di alcune persone detenute durante i colloqui con i familiari. Alcune di loro hanno raccontato che la ragazza dopo aver tentato il suicidio sarebbe stata maltrattata dagli agenti della penitenziaria. Al momento questi racconti non sono confermati, ma fanno comunque luce su una situazione di disagio sempre più diffusa nelle carceri italiane, confermata anche dalla relazione annuale sulla situazione delle persone private della loro libertà personale.

Nel 2022, in carcere si sono tolte la vita 84 persone, nel 2023 sono state 69 e nei primi mesi di quest’anno se ne contano 30. A Torino, l’anno scorso ci sono stati cinque suicidi e 57 persone hanno compiuto gesti anticonservativi. L’ultimo suicidio è del 24 marzo, si trattava di un detenuto in attesa di Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza) da novembre del 2023. Al momento, altre cinque persone detenute da tempo attendono l’applicazione della misura di sicurezza e di una giusta riabilitazione terapeutica. La necessità di intervento era stata sottolineata anche dal presidente Mattarella: “Il numero dei suicidi nelle carceri dimostra che servono interventi urgenti. È importante e indispensabile affrontare il problema immediatamente e con urgenza. Tutto questo va fatto per rispetto dei valori della nostra Costituzione, per rispetto di chi negli istituti carcerari è detenuto e per chi vi lavora”.

Il 12 agosto scorso, dopo la morte in carcere di Susan John e Azzurra Campari, il ministro della Giustizia, il capo di gabinetto e il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria erano arrivati a Torino predisponendo un tavolo sulle misure urgenti per la comunità penitenziaria torinese. Ma dopo quei primi passi è seguito l’immobilismo della politica, che non ha permesso di modificare la situazione. Nel frattempo, il numero delle persone detenute è continuato a salire. Al 31 marzo 2024 le carceri italiane ospitavano 61.049 persone. Alla stessa data a Torino si contavano 1.429 detenuti, contro una capienza di 1.095 posti. “Numeri così elevati comportano una contrazione dello spazio a disposizione dell’intera comunità penitenziaria, una riduzione del tempo che gli operatori possono dedicare alle persone detenute, una frammentazione delle proposte trattamentali, maggiori difficoltà per l’accesso alle cure mediche e un aumento della conflittualità interna, dice Monica Gallo, garante dei diritti delle persone private della libertà personale.

“Secondo i dati del monitoraggio svolto nel 2023, il nostro carcere costa 16mila euro al giorno tra acqua, teleriscaldamento ed energia elettrica. Questo dato è dovuto in gran parte alle ingenti e persistenti perdite d’acqua che sono causa del degrado e della fatiscenza dei locali doccia a uso delle persone detenute”.

Nel Rapporto, inoltre, è contenuto il Manifesto dei giovani adulti, un documento che delinea un progetto dedicato ai giovani. “Il malessere della popolazione più giovane è sempre più diffuso e si registra anche fuori dal carcere. Dai primi dati dello studio sui tso in corso di realizzazione in collaborazione con l’università, nel 2022 i ragazzi sottoposti a trattamento sanitario obbligatorio sono stati 60 a fronte dei 34 nel 2021, con un incremento pari al 76%. In media, a ogni turno in pronto soccorso sono almeno quattro gli adolescenti che arrivano con un tentativo di suicidio che necessita il ricovero ospedaliero”. Secondo la garante, è necessario istituire un osservatorio permanente interistituzionale per la salute in carcere che svolga un monitoraggio costante sul funzionamento dei servizi sanitari e sull’adeguatezza delle azioni programmatiche in tema di sanità penitenziaria.

Per quanto riguarda i centri di permanenza e rimpatrio, il 13 marzo dello scorso anno il consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno che auspicava la chiusura definitiva del cpr Brunelleschi e sottolineava la necessità di utilizzare le risorse per sviluppare politiche inclusive per gli stranieri. “Abbiamo elaborato un documento che contiene misure preventive e alternative al trattenimento in detenzione amministrativa – conclude Monica Gallo -. Crediamo che non si possano rinchiudere e isolare le persone a ogni costo per un’irregolarità amministrativa e che l’assenza di criteri chiari per la realizzazione e il funzionamento dei cpr abbia creato uno spazio di discrezionalità incompatibile con le garanzie costituzionali”.