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Branca, il medico del Giro: “Da 34 anni al servizio dei corridori”

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“Il nostro servizio si è ampliato negli anni. Ora siamo in 27, abbiamo due auto mediche attrezzate con materiale di rianimazione, due anestesisti e cinque ambulanze. E c’è anche un radiologico mobile per gestire le fratture sul momento. Ormai è difficile che gli atleti vengano trasportati in ospedale: spesso sono immobilizzai e curati sul posto”. A parlare è il dottor Massimo Branca, vicedirettore del servizio sanitario al seguito del Giro d’Italia. “Il nostro capo è il dottor Tredici, che va direttamente all’arrivo di tappa, mentre io lo sostituisco in corsa”. Chirurgo di Buscate, comune della città metropolitana di Milano, sono 34 anni che Branca mette la sua esperienza e professionalità al servizio dei corridori. Stefano Argenton, rianimatore in corsa, con umiltà indica il suo superiore. “Chiedete a lui, è più informato di me sulla storia del Giro”.
Nella testa del dottor Branca sono impressi i ricordi di decine di Giri d’Italia. Chissà quanti corridori sono passati dalle sue mani. Così forti nelle loro imprese e così fragili quando, dopo una caduta, devono affidare allo staff medico le speranze di tornare in sella. Difficile spiegare a parole cosa si prova a salvare una vita. Come nel 2014, sempre nella tappa di Oropa. “Un segnalatore di percorso della Protezione Civile era stato investito da una moto della Rai: l’abbiamo soccorso e intubato, prima che arrivasse l’elicottero per il trasporto in ospedale”. E poi c’è anche la rabbia, quando ti senti impotente. Gli occhi del medico si abbassano, si riempiono di tristezza. La mente torna al Giro 2011 e alla morte del belga Wouter Weylandt: “È sicuramente il ricordo più brutto – ammette Branca – Purtroppo potevamo fare poco o nulla in quella circostanza”.
Quello che si avvia alla conclusione non è stato il Giro più difficile per l’equipe del dottor Tredici, chiamata in causa meno del solito per via del basso numero di incidenti. “In gruppo c’erano tanti atleti esperti e pochi giovani. A parte la caduta scenografica del Team Sky prima del Blockhaus, è stata una corsa tranquilla”.

 

FEDERICO PARODI