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Bonus psicologo, Rossetti: “Utile nell’immediato, ma servono interventi strutturali”

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Il bonus psicologo arriva in Parlamento. Lo ha annunciato ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza: la misura dovrebbe rientrare nel decreto Milleproroghe in discussione oggi. I fondi a disposizione sono 20 milioni e dovrebbero essere destinati per metà alle strutture che già si occupano di salute mentale (Asl e consultori, ad esempio) e per metà direttamente ai cittadini, tramite voucher a cui si potrà accedere in base all’Isee. Non è ancora chiaro l’ammontare del potenziale bonus per i privati, alcune prime ipotesi parlano di una somma annuale di 500 euro, altre di 200.

“La cosa positiva di questa misura è che si parli della necessità di avere supporto psicologico e che a tutti i livelli ci sia un riconoscimento di questo bisogno” commenta Alberto Rossetti, psicoterapeuta e scrittore torinese che lavora con adolescenti e adulti. “Ma l’aiuto psicologico funziona se è strutturato e strutturale, se mette i servizi pubblici in condizione di poter rispondere alle domande di aiuto. Gli psicologi che lavorano nel Ssn sono pochi rispetto alle richieste”.

Per quanto riguarda il bonus ai privati, “un voucher di 200 euro permetterebbe di accedere a 4-5 incontri, si tratterebbe di un primo ascolto e di una consulenza minima rispetto a un vero e proprio lavoro terapeutico – specifica Rossetti -. Più la cifra aumenta, maggiore è la possibilità di accedere a un percorso più ampio, ma io non sono certo che distribuire tanti fondi ai privati sia eticamente corretto”. Il pericolo è che l’approccio diventi continuamente emergenziale: “Sicuramente il bonus serve per mettere una pezza alla situazione critica che stiamo vivendo, è utile nell’immediato perché permette di aiutare qualcuno in più. Ma non si risolvono così le radici dei problemi di accesso alle cure psicologiche nel nostro Paese”. Quali sono le esigenze? “È importante aumentare il numero di psicologi e psichiatri assunti nelle strutture pubbliche. Ultimamente si parla di psicologo di base, ben venga, a patto che sia un intervento strutturale. E anche le scuole dovrebbero poter assumere queste figure senza più passare dalle cooperative”.

Rossetti lavora molto con gli adolescenti e racconta una situazione che è continuamente critica: “Le richieste non stanno diminuendo, anzi, io penso che più andremo avanti, più i problemi legati a questi ultimi anni emergeranno. Probabilmente per alcune persone passerà la dimensione acuta, ma potrebbero arrivare disagi in parti molto più profonde, legate alle relazioni e al futuro”.

I sintomi prevalenti negli adolescenti sono legati “all’ansia e a una fatica identitaria molto forte. È come se i ragazzi durante la pandemia avessero sospeso il tempo e non avessero vissuto esperienze propedeutiche alla vita. Ora che invece potrebbero sperimentarle, non sanno come si fa”.

Un sondaggio realizzato dall’Istituto Piepoli proprio per il Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha riportato che durante la pandemia il 21% dei pazienti ha interrotto il trattamento psicologico per problemi economici, mentre il 27,5% delle persone non lo ha nemmeno avviato, sempre per ragioni economiche. Un’altra recente analisi pubblicata su Jama Pediatric, con 29 studi condotti su oltre 80.000 giovani, ha dimostrato che in Italia e nel mondo un adolescente su 4 ha i sintomi clinici di depressione, uno su 5 ha segni di un disturbo di ansia.

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