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BeyondSnow, la montagna e le comunità in un futuro meno bianco

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Il cambiamento climatico è tra noi e proprio nelle terre alte i sui effetti sono più visibili. Il progetto Interreg Spazio alpino BeyondSnow, iniziato a novembre 2022 e coinvolgente enti pubblici e privati ed esperti di sei paesi alpini, vuole offrire alle montagne un futuro che vada oltre lo sci.

A Torino, ieri, si è aperto il il confronto tra i partner, allo scopo di condividere la conoscenza tra le aree pilota.
“C’è bisogno di fare investimenti perché si possa andare a vivere e lavorare in montagna — ha detto Sonia Cambursano, consigliera della città metropolitana di Torino con delega a turismo, attività produttive, sviluppo economico e pianificazione strategica —. Il cambiamento climatico picchia duro e da qui a trent’anni molte stazioni sciistiche di media e bassa quota non potranno più essere stazioni sciistiche.” Da qui la necessità di non perpetuare situazioni non più sostenibili dal punto di vista naturalistico: “I territori devono immaginare soluzioni turistiche senza neve.”

In questa direzione sta andando Métabief, nella regione naturale dell’Haut-Doubs, in Francia, che ha promosso uno studio per capire quale conversione delle attività e delle strutture sia possibile per accompagnare il comprensorio al futuro.
“Siamo in un territorio di circa 63 mila abitanti chiamato, per il suo clima, la piccola Siberia della Francia”, commenta Olivier Erard, direttore dell’ente pubblico per la cooperazione locale Syndicat miste Mont d’Or. Nell’Haut-Doubs gli inverni storicamente non hanno mai deluso: per la sua posizione geografica è una delle regioni più fredde e nevose dell’esagono. Il 13 gennaio 1968 la colonnina di mercurio toccò i −36,7 gradi nella valle di Mouthe.

Ma anche lì il cambiamento climatico ha mostrato i sui effetti funesti, generando un vero e proprio choc culturale. “Dalla fine degli anni Ottanta abbiamo notato una diminuzione del manto nevoso — prosegue Erard. Il mutamento delle condizioni meteo ha anche determinato una diminuzione del turismo.” Anche in Francia il settore sciistico è stato quello più colpito e l’incipiente aumento delle temperature impone scelte drastiche per il futuro. “Dal 2016 abbiamo iniziato ad affrontare il cambiamento climatico. Nel 2020, in collaborazione con Meteo France, abbiamo messo in piedi un modello di previsione a lungo termine.” Dall’analisi delle proiezioni climatiche è emerso che entro il 2040 le giornate sciabili si ridurranno in maniera drastica: “Abbiamo quindi anticipato la fine potenziale dello sci entro il prossimo decennio.”

Una decisione che necessita un modo di ripensare la montagna. “Le strutture ricettive potrebbero soffrire — continua Philippe Alpy, presidente di Syndicat miste Mont d’Or — ma comunque non possiamo trascurare i sempre crescenti problemi legati al global warming. Anche da noi le siccità stanno diventando un problema serio: la nostra è una regione carsica, l’acqua non rimane sul territorio.” Alpy non nasconde le difficoltà legate al rapporto con gli amministratori locali per “inventare un nuovo paesaggio e un nuovo modello turistico, e convincere tutta la comunità affinché la stazione di Métabief segua una determinata via per il futuro.”
La complessità non riguarda solo il rapporto con gli amministratori, ma anche con la natura e con chi in montagna ci vive da sempre. “Non si può fare una Disneyland sulle Alpi — dice Olivier Erard —. Troppe persone in montagna diventano incompatibili con la natura della montagna stessa. Abbiamo quindi cercato di applicare la psicologia sociale e ambientale, e abbiamo sviluppato un metodo sensoriale. L’obiettivo e far sì che tutte le persone convergano ad una percezione condivisa di bene comune.” È il modello delle comunità che apprendono. Centrale, da questo punto di vista, è la Fabbrica delle Transizioni, un’alleanza di quasi 400 territori e attori coinvolti nella transizione ecologica, nata dalla messa in comune di esperienze pionieristiche.

E in Piemonte? I Comuni di Ala di Stura e Balme sono stati identificati come casi di studio in cui le idee e le buone pratiche proposte dal progetto BeyondSnow potranno trovare un’applicazione sperimentale, per garantire che le risorse delle vallate alpine siano tutelate e valorizzate, evitando che la montagna non sia sola e non sia più la periferia e l’area giochi della metropoli. “Alla montagna torinese — dice il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo —, non servono né il turismo mordi e fuggi né, probabilmente, gli smartworker che possono lavorare indifferentemente in città, al mare o in montagna: servono persone che vivano e lavorino in montagna anche quando i turisti non ci sono, occupandosi del territorio, dei suoi pascoli, dei terreni coltivati, dei boschi, dei corsi d’acqua e dei servizi alla popolazione locale.”