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Baby gang e bullismo a Torino: l’emergenza è reale

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Nuovi casi di criminalità minorile a Torino. Lunedì 17 gennaio è arrivata la svolta nelle indagini sul furto alla scuola media “Primo Levi” di Torino compiuto nella notte tra il 19 e 20 ottobre: i carabinieri del comando di Mirafiori hanno infatti fermato tre studenti minorenni di 15 anni, tutti residenti a Torino, accusati di furto aggravato per aver sottratto alcuni computer dall’edificio scolastico. La notizia è arrivata due giorni dopo l’episodio di sabato 15 gennaio, quando solo una telefonata ai militari del conducente del bus di linea 35 a Nichelino ha evitato il peggio nella maxi-rissa organizzata via chat nel comune a sud di Torino tra bande locali e gruppi rivali provenienti dal quartiere di Barriera di Milano Proprio nel quartiere torinese, nel 2021 sono registrati in totale 280 arresti. Due feriti e 60 minorenni identificati su 180 partecipanti alla rissa, il bilancio della serata di guerriglia urbana di piazza Aldo Moro.

Torino

Dalle violenze di gruppo di piazza Duomo a Milano (uno dei fermati era residente a Torino) al caso della “banda di Sant’Ottavio“, passando per i saccheggi di via Roma e i fatti di Piazza San Carlo, che ancora oggi fanno discutere. Il fenomeno dei giovani teppisti organizzati a Torino è reale. Negli ultimi due mesi, i la Questura di Torino ha identificato ben 150 ragazzi, con 131 denunce e 5 arresti. “Il bullismo di solito è associato alla scuola, ma con la pandemia si è in parte trasferito per le strade: più che vere baby gang istituzionalizzate, sono gruppi che si formano di volta in volta, ma più o meno con gli stessi protagonisti”, ha affermato di recente Emma Avezzù, procuratrice per i minori di Piemonte e Valle d’Aosta in occasione della firma del nuovo protocollo d’intesa per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo firmato a Palazzo Lascaris lo scorso 11 gennaio.

L’emergenza sembra coinvolgere soprattutto i giovanissimi delle seconde generazioni: sempre i dati della Questura di Torino, circa il 40% dei soggetti identificati negli ultimi due mesi dagli inquirenti sarebbero italo-marocchini sotto i 18 anni. “Arrivano da famiglie in difficoltà e vedono nei coetanei del centro città, più abbienti, quello che desiderano e non possono avere. All’origine di queste rapine c’è l’avere ciò che altri ragazzi hanno e loro non si possono permettere”, ha detto in una recente intervista rilasciata a La Stampa Vincenzo Ciarambino, questore della città, commentando un tentativo di rapina compiuto, tra botte e minacce, ad opera di un gruppo di minorenni ai danni di due coetanei avvenuto in centro a Torino a inizio anno.

Secondo il questore, cellulari di ultima generazione, soldi e vestiti firmati sarebbero gli oggetti più ricercati dai branchi di assalitori. Quelli che, in sostanza, definiscono lo status symbol di chi li esibisce :”Questi adolescenti sono sopraffatti da uno schema culturale contro cui i genitori sono impotenti”, ha aggiunto Ciarambino. Quasi a ribadire come il problema del degrado e della marginalizzazione in cui versano le periferie torinesi si rifletta in modo brutale anche nelle situazioni di devianza giovanile.

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