La testata del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca” di Torino

Aprire il carcere ai cittadini, per capire

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“Ci siamo resi conto della difficoltà di comunicare la realtà del carcere, da qui è nata l’idea di portare i cittadini all’interno”. Così, il 3 aprile nella sede dell’Associazione Radicale Adelaide Aglietta di Torino Igor Boni, presidente di Radicali italiani, spiega “Devi vedere”. Grazie al progetto, dopo un corso di formazione, le cittadine e i cittadini interessati potranno visitare le case circondariali della regione. “Abbiamo fatto richiesta di autorizzazione a tutte le carceri italiane, quindi anche a quelle piemontesi e per ora non abbiamo ricevuto risposta”, racconta Boni. Di particolare interesse per il movimento dei Radicali sono tre istituti: il carcere di Torino, ma anche le strutture di Ivrea e Biella. “Due situazioni particolarmente critiche”, rimarca Boni.

Collegato a distanza, il consigliere regionale del Lazio Alessandro Capriccioli è tra coloro che hanno dato il via all’iniziativa e attualmente, insieme a Lorenzo Iorianni, gestisce la campagna nazionale. Descrive il valore politico del progetto, il cui intento non è solo di “mostrare alle persone qual è la realtà di un luogo di cui molto spesso si parla senza sapere niente, ma anche di sottolineare e ribadire che quei luoghi fanno parte della nostra comunità”. Della stessa opinione è Daniele Valle, consigliere della regione Piemonte del Pd. Per Valle, “toccare e vedere con mano questi ambienti e le persone che li abitano, fa mettere in discussione l’istituzione stessa del carcere, almeno così come la conosciamo”. Anche i media non sempre aiutano, dice Valle: “Il carcere che ci racconta “Mare fuori” non è affatto il carcere vero”.

Monica Cristina Gallo, garante della Città di Torino per i diritti delle persone private della libertà, mostra ai presenti un quadro dello stato della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. Una struttura in continua sofferenza, nelle cui celle, solo nell’ultimo anno si sono verificati quattro suicidi. Un carcere che, secondo l’ultimo rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura, accoglie 1457 persone per una capacità ufficiale di 1042, con un livello di occupazione complessiva del 139%. “È importante che i cittadini possano vedere e sentire il carcere di Torino. E che possano, ad esempio, possano capire che alle cinque del pomeriggio c’è odore di minestra, perché è a quell’ora che viene servita la cena”, conclude Gallo.