“Lo Russo arriva per ultimo, noi chiediamo da tempo un piano nazionale”. Così il segretario di Cgil Piemonte Giorgio Airaudo commenta le parole del sindaco di Torino, che nella conferenza stampa di martedì scorso, in occasione dei cento giorni dall’insediamento, aveva chiesto l’intervento del governo, affinchè garantisca la transizione verso l’auto elettrica nell’ottica della riduzione delle emissioni di CO2.
“L’iniziativa del ministro Giorgetti sul tema è stata è stata schizofrenica e insufficiente – continua Airaudo – è impensabile convocare un tavolo con Tavares (amministratore delegato di Stellantis, ndr), chiedendo impegni e garanzie senza coinvolgere le aziende della componentistica. A me sembra che si prosegua molto per approssimazione e tentativi, vedo tanta confusione”.
Non ha sicuramente aiutato la scelta del gruppo Stellantis di realizzare la gigafactory – uno stabilimento per produrre batterie per auto elettriche – a Termoli, in Molise, anziché a Mirafiori: “Siamo ancora fermi a quest’estate, quando il presidente della regione Cirio e l’allora sindaco Appendino avevano convocato una serie di tavoli per favorire l’apertura di nuovi stabilimenti, come la gigafactory di Stellantis e il polo dei microchip di Intel, ma non se ne è più fatto nulla. Mi auguro che ora Comune e Regione convochino nuovamente le parti sociali per capire le loro reali intenzioni. Gli incentivi sono sicuramente utili, ma da soli non bastano a risolvere la questione: se le auto incentivate non vengono prodotte in Italia, per i lavoratori non c’è nessun ritorno”.
Per Airaudo quindi la soluzione passa inevitabilmente da un piano nazionale che presenti una visione d’insieme e definisca obiettivi precisi: “Serve un piano nazionale per l’auto, che preveda intanto chiarezza d’intenti da parte di Stellantis, che deve dire cosa produrre e quanto produrre in ogni sito di questo Paese; poi avremmo bisogno di un piano sociale che accompagni la transizione dal motore termico al motore elettrico, che secondo i piani della Commissione Europea dovrà concludersi nel 2035”. E lancia una frecciata al sindaco Lo Russo: “Credo che il sindaco farebbe meglio a preoccuparsi del futuro di Mirafiori, che poteva conoscere una nuova vita con la gigafactory, un’occasione persa da tutta la classe dirigente piemontese. Parliamo di uno stabilimento da tre milioni di metri quadri, più della metà ora inutilizzati. Un pezzo importante della città che continua a erodersi, causando un dramma sociale. Continuano a chiudere reparti, l’ultima della serie la palazzina riservata agli impiegati. Dicono che non conviene tenerla aperta perché il riscaldamento costa troppo. Di fronte a questo abbiamo bisogno che il Governo faccia il Governo, e che gli enti locali facciano gli enti locali, possibilmente con un obiettivo comune, che dev’essere quello di mantenere e aumentare la produzione in Italia, portando avanti tecnologie innovative”.
Il segretario di Cgil Piemonte concorda che il futuro dell’auto sia elettrico, e guarda all’esempio degli altri paesi europei: “In Germania se acquisti un’auto elettrica ottieni un bonus di 10 mila €, un provvedimento ad oggi impensabile qui da noi. Il mercato dell’auto dal 2009 ad oggi è crollato quasi del 20%, la pandemia e la crisi degli approvvigionamenti hanno peggiorato una situazione già critica. Gli incentivi servono sicuramente, ma senza un piano nazionale non si va da nessuna parte. Francia e Germania ce l’hanno, noi cosa aspettiamo?”