Se c’è un settore che il Covid non ha scalfito, è quello dello spazio. Ma non è questo il motivo per cui la space economy rappresenta uno dei volani per l’industria del futuro. Un comparto strategico perché capace di generare ricadute industriali in ambiti diversi tra loro. Talmente cruciale per lo sviluppo dell’intero paese da meritare circa 2,3 miliardi di euro delle somme del Recovery Plan.
La stessa intelligenza artificiale attingerà molto dall’aerospazio. “Invenzioni nate in ambiente aeronautico e spaziale hanno generato interi filoni tecnologici in altri ambiti”. Lo spiega Andrea Romiti, vicepresidente del Distretto dell’aerospazio piemontese. “L’aeronautica e lo spazio – ricorda – sono ambienti che per primi fanno ricerca su nuovi materiali e nuovi sistemi per poi trovare ricadute su larga scala in altri settori industriali: da quello dell’automotive a quello delle telecomunicazioni che deve molto allo sviluppo dei sistemi satellitari”.
Accanto ai big ci sono le Pmi
Quello di Andrea Romiti è un osservatorio privilegiato dal quale analizzare lo stato di un settore che, senza ombra di dubbio, è una colonna portante dell’industria del territorio, oltre a fungere da locomotiva per la space economy nazionale.
Una realtà che vede protagonisti leader del settore, come la torinese Thales Alenia Space, e una fitta rete di pmi. Si tratta di piccole e medie imprese, dalla componentistica al settore ingegneristico, che “negli anni hanno saputo ritagliarsi un ruolo di leadership – evidenzia Romiti – e che possono rappresentare l’opportunità di ricaduta degli investimenti del Pnrr”.
Somme che non si limiterebbero a sostenere un settore strategico, ma che creerebbero nuova occupazione “non solo in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi con le competenze che questo tipo di investimenti genereranno: da quelle ingegneristiche alle professionalità meccatroniche avanzate”.
Il futuro di Torino è il suo presente
E sono alcune di queste competenze a fare di Torino la città dell’innovazione. “L’innovazione è già realtà a Torino”, dice Stefano Serra, presidente dell’associazione torinese delle aziende meccaniche e meccatroniche (AMMA). Oggi a Torino stanno prendendo vita moduli essenziali per la stazione spaziale cislunare, la città lavora per diventare sede dell’incubatore di start-up dell’agenzia spaziale europea (ESA-BIC), cerca vita su Marte con Perseverance e fa leva sulle sue eccellenze, centri di ricerca e istituzioni accademiche, che ne rafforzano la natura innovativa.
Ma il legame tra Torino e lo spazio affonda le sue radici nella storia della città. “Non dimentichiamo – ricorda Serra – che la Fiat è stata il motore industriale non solo per i veicoli, ha anche creato materiale ferroviario, motori aeronautici, ricerca nucleare e propulsione aeronautica e spaziale”. Ecco che il futuro di Torino dipende dal suo passato, in cui lo spazio era già di casa, e attraversa il suo presente con il proliferare di “un ecosistema di pmi – aggiunge il presidente AMMA – che si stanno orientando al mondo dei nanosatelliti e dei microsatelliti”.
È l’alba di un risorgimento industriale per cui gli investimenti del Pnrr faranno da acceleratore, e dove sarà determinante la capacità di interagire dell’intero ecosistema. È il concetto di open innovation. Una sfida che trova pronta Torino perché, conclude Stefano Serra “questa città ha sempre avuto la capacità di essere sufficientemente determinata per prendere un problema e risolverlo”.