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Ex Embraco, tempo scaduto. I lavoratori: “Siamo esseri umani non burattini”

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Il tempo è scaduto per i lavoratori della ex Embraco di Riva di Chieri. Sono in 406 a rischiare il licenziamento dopo la conclusione della procedura fallimentare. “Siamo stufi di questa situazione”, dicono dalla manifestazione che ieri, 26 aprile, si è tenuta davanti alla sede dell’assessorato regionale del lavoro. “Non siamo burattini, siamo esseri umani. Senza lavoro non c’è dignità”.

Lavoratore ex Embraco

È il giorno delle riaperture, l’inizio di un lento ritorno alla normalità per la maggior parte del paese, ma non per i lavoratori della ex Embraco. Sono ore concitate. Ogni minuto potrebbe essere decisivo per le famiglie incastrate ormai da tre anni in fitti dialoghi con sindacati e istituzioni.

Sfuma anche l’ipotesi di estendere la cassa integrazione per Covid perché l’attività lavorativa è cessata. La curatela lo ha confermato all’assessora regionale Elena Chiorino. Un’altra speranza che si spegne, ma non indietreggia la voce dei lavoratori: “Siamo davvero alla disperazione, non ce la facciamo più – la voce di una madre – Abbiamo famiglie, come si fa ad andare avanti? Ho dovuto rivolgermi alla Caritas. Dopo tanti anni di lavoro è una cosa umiliante. Non è possibile”.

Lavoratrice ex Embraco
Ciro Marino, Ugl

Si temono le lettere di licenziamento mentre i sindacati lottano per soluzioni alternative. Si continua a sperare nell’assorbimento in Italcomp, il progetto presentato come un’ancora di salvezza anche per i 300 lavoratori dell’Acc di Belluno, ma che stenta a decollare. Non ci sono molte alternative per Ciro Marino, segretario provinciale della Ugl: “Tocca al ministero e al curatore fallimentare trovare una quadra per salvare questi 400 lavoratori”.

Ciò che serve per Ugo Bolognesi della Fiom-Cgil è un serio intervento di politiche industriali. “Era la fiammella che si era accesa a settembre dell’anno scorso con la presentazione di Italcop come progetto con partecipazione a maggioranza pubblica” ricorda Bolognesi.

Ugo Bolognesi, Fiom-Cgil

Ma ora le cose sono cambiate. “Il ministro Giorgetti – aggiunge – sembra abbia capovolto questa impostazione”. E allora si rinvia il nodo della composizione pubblica e privata perché “il nostro obiettivo è che le due fabbriche lavorino e che tutti i lavoratori ritornino ad avere la dignità del lavoro”.

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