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Coronavirus: in Piemonte quasi il 10% delle vittime italiane

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Sfonda quota centomila e non accenna a frenare la sua strage. Da oltre dodici mesi l’Italia è assediata dal coronavirus e la tragedia assume due forme che rendono l’assoluta gravità dei fenomeni: il mosaico dei volti dei morti e i numeri, che non hanno nomi e cognomi ma indicano il volume di questa pandemia.

La prima vittima era stata registrata il 21 febbraio 2020: era il pensionato settantasettenne Adriano Trevisan, morto nell’ospedale di Schiavonia, dove era ricoverato da dieci giorni. La notizia della sua dipartita (e del contagio di un altro pensionato dello stesso paese) sconvolse Vo’ Euganeo e l’interno Paese.

A più di un anno di distanza, l’avanzare della pandemia continua a non conoscere tregua. Il computo delle vittime è poco rassicurante, soprattutto in ragione delle rilevazioni ottenute nella giornata di ieri, quando le morti hanno sforato la soglia psicologica delle centomila unità.

Il Piemonte pesa in questa statistica per circa il 10%. Dall’inizio della pandemia, le dipartite imputabili a COVID-19 all’interno della Regione ammontano a 9511. Nel grafico sottostante è possibile seguire l’andamento dei decessi dalla data delle prime rilevazioni effettuate dalla Protezione Civile (il 24 febbraio dello scorso anno) a ieri.

Lo stato dell’arte pandemico del Piemonte risulta preoccupante anche se rapportato a quello di altre regioni soprattutto al nord. Qui, infatti la prima ondata è stata particolarmente impattante. Se si raffronta il numero dei decessi in Piemonte rispetto a quelli registrati in Lombardia, Campania e Lazio, in numero assoluto, senza, quindi, rapportarlo alla popolazione, quello che emerge maggiormente è proprio come il nord sia stato investito fin dall’inizio dalla violenza del virus.

Dal 24 febbraio dello scorso anno i focolai hanno interessato prima in nord est e poi il nord del Paese. Solo con la ripresa dei contagi dopo l’estate anche le regioni meridionali hanno cominciato a registrare picchi. Una diffusione del Covid che, a maggior ragione per la presenza di varianti, oggi interessa tutto il territorio nazionale (con esclusione della sola Sardegna) e che sta suggerendo al Comitato Tecnico Scientifico e al Governo Draghi misure ancora più restrittive di quelle in atto fino a oggi.

Dai dati è possibile evincere come il Piemonte abbia acquisito lo status (poco invidiabile) di quarta regione italiana per decessi legati al coronavirus, preceduta dal Veneto (9980) dall’Emilia Romagna (10.827) e dalla Lombardia (28790). Gli ospedalizzati all’8 marzo sono 2588, le terapie intensive 217, come evidenzia il grafico in calce.

Nella giornata di ieri, l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato 1.214 nuovi casi di persone risultate positive al Covid-19 (di cui 115 dopo test antigenico), pari al 9,9% dei 12.298 tamponi eseguiti, di cui 6.375 antigenici. Dei 1.214 nuovi casi, gli asintomatici sono 409 (33,7%). I casi sono così ripartiti: 223 screening, 602 contatti di caso, 389 con indagine in corso; per ambito: 12 RSA/strutture socio-assistenziali, 98 scolastico, 1.104 popolazione generale.

Numeri preoccupanti, indici di una quantità di dolore personale, familiare e professionale non più trascurabile.

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