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Rider, eppur il diritto si muove

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Forse i rider potranno iniziare a pedalare con più dignità, dopo le vicende degli ultimi giorni. A partire dall’indagine coordinata dalla procura di Milano sui legali rappresentanti di Uber Eats, Glovo-Foodinho, JustEat e Deliveroo, che ha portato a una sanzione amministrativa di oltre 700 milioni di euro per le aziende del food delivery. Una delle accuse è di aver violato gli obblighi di sicurezza e di versamento dei contributi previdenziali e assicurativi nei confronti di 60 mila lavoratori.

L’inganno delle società, secondo gli inquirenti, è duplice. Anzitutto i fattorini non possono più essere considerati lavoratori occasionali: essi sono “inseriti stabilmente nel ciclo produttivo“, seppur a distanza, con l’utilizzo delle piattaforme. Inoltre i rider sono indotti a entrare nel circolo vizioso per cui meno riposano, più consegne hanno in gestione, più guadagnano. Condizioni di lavoro inaccettabili ed estremamente precarie, quando sono le società di delivery ad avere obblighi di tutela specifici nei confronti dei rider: a partire dalla salute, ma anche dalla formazione e valutazione dei rischi sui luoghi di lavoro, dalla fornitura di dispositivi e di abbigliamento adeguati per svolgere l’attività.

La soddisfazione per un nuovo traguardo nella tutela dei fattorini arriva dai sindacati. Secondo la Cgil l’indagine della procura di Milano è un ulteriore passo avanti sulla strada della piena tutela dei ciclofattorini. Nel pomeriggio del 25 febbraio Rider X i Diritti, una rete di lavoratori che lotta per le tutele nel settore, ha indetto un’Assemblea nazionale.

Fra le contestazioni dei lavoratori c’è il contratto collettivo siglato da Ugl e Assodelivery a settembre. Un accordo considerato capestro perché conferma la natura autonoma del rapporto di lavoro tra rider e piattaforme. Sin dalla vicenda Foodora, infatti, la battaglia dei fattorini è per il riconoscimento del vincolo di dipendenza dalle società di food delivery, che gli permetta di avere il diritto ai periodi di ferie e malattia, ai contributi previdenziali e assicurativi. L’accordo inoltre è stato siglato da un solo sindacato, che non sarebbe sufficiente a rappresentare l’intera categoria dei rider.

Si è fatto poi riferimento alla prossima emanazione della direttiva del parlamento europeo sul salario minimo legale, come ribadito nella recente relazione dell’organo legislativo. La paga deve essere almeno superiore alla soglia di povertà (pari al 60% del salario lordo mediano). Ma in sede europea si fa anche riferimento specifico ai lavoratori atipici della gig economy: il parlamento invita esplicitamente gli stati membri a migliorare il quadro legislativo o, se del caso, ad adottare nuovi atti giuridici che garantiscano maggiori tutele.

Rider X i Diritti ha indetto anche uno sciopero nazionale per il 26 marzo. Le lavoratrici e i lavoratori del settore incroceranno le braccia in segno di protesta; per solidarietà, gli organizzatori hanno invitato i clienti a non usare le piattaforme di food delivery nel giorno della mobilitazione.

Vignetta di Mauro Biani per La Repubblica del 25 febbraio. Fonte: @maurobia/Instagram

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