“A fronte degli investimenti pubblici fatti dal governo di 950 milioni sull’alimentazione della domanda, Stellantis non sta garantendo né l’occupazione né la continuità produttiva”. Così il segretario generale Fiom Cgil, Michele De Palma, dopo il prolungamento della cassa integrazione a Mirafiori fino al 20 aprile, in occasione del convegno “Sciopero del 1944”, organizzato dalla Fondazione Di Vittorio e dall’Anpi, con Cgil Torino, Fondazione Gramsci e Fiom nazionale.
Uno stato d’incertezza che per il numero uno dei metalmeccanici Cgil coinvolge anche “i lavoratori della Proma di Grugliasco e della Delgrosso di Nichelino. La scelta del governo di mettere a disposizione delle risorse senza un accordo generale con l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è in continuità rispetto al passato ed è per noi è inaccettabile”. Per questo, De Palma ribadisce la necessità di “fermare tutte le risorse e convocare un tavolo a Palazzo Chigi per un accordo complessivo sull’Italia”. Compreso sullo stabilimento di Grugliasco, noto per esser finito su Immobiliare.it, dove aleggiano interessamenti, ma De Palma è dell’idea che “Stellantis non voglia competitor in casa”, con il “rischio desertificazione industriale del territorio”.
“Rottura tra Stellantis e Paese”
Secondo De Palma, ormai Stellantis ha creato “una rottura” tra Paese e azienda. E quest’ultima ha messo “a repentaglio la sua credibilità” puntando esclusivamente su “un piano di carattere finanziario che tralascia i pilastri sociale ed ecologico in nome di produzioni a basso costo nell’area del Mediterraneo. Le marginalità le fa con una narrazione fuori dalla realtà”.
Poi passa sulle casse integrazione. Mentre i lavoratori della componentistica della 500 potrebbero rientrare a pieno salario, quelli della Maserati non hanno garanzie. L’imperativo di De Palma è perciò chiaro: riaprire i cancelli. “Sono 17 anni che ci sono gli ammortizzatori sociali – spiega -. Il tempo degli annunci o delle aspettative è ormai finito. La gente deve tornare a lavorare, è l’ora che si contratti una riduzione dell’orario di lavoro, l’unico modo per dare una prospettiva ai futuri lavoratori dell’indotto sul territorio”.
Sull’ipotesi di contratti di solidarietà, De Palma invece sostiene che “sono gli strumenti di cui godiamo, però non possiamo saltare da contratti per crisi a quelli di solidarietà. Nella transizione ecologica e produttiva dev’esserci uno strumento straordinario che formi le persone. Il punto è: come si fa a costruire una fabbrica a misura di persona? Ormai si tiene conto del prodotto e non dei lavoratori”.
Sciopero unitario di aprile
Oggi pomeriggio, giovedì 7 marzo, si decide la data per lo sciopero per il rilancio dell’automotive torinese. Lanciato in modo unitario dai sei sindacati metalmeccanici provinciali negli scorsi giorni, secondo De Palma “va nella direzione di poter aprire a un’alleanza con la città”. L’appello è che “non sia lo sciopero dei metalmeccanici, ma di tutta la città che negozia con Roma e l’ad di Stellantis”.
Sulla conventio ad excludendum alla politica, De Palma non indietreggia: “La politica non è stata all’altezza in questi anni, sennò non saremmo in questa situazione. Noi negozieremo il salvataggio della Lear di Grugliasco, però lo stabilimento chiuderà. Quando sono stati chiusi gli stabilimenti in Italia, ultimo Marelli in Emilia-Romagna, si è discusso su vari temi: salvaguardia occupazionale, continuità produttiva. Si sono cercati interessamenti. Il problema però resta: perché non si è aperta una discussione su Grugliasco? La responsabilità è della politica che non ha aperto un tavolo”.