La metafora dell’amore tossico per contestare l’impegno delle istituzioni verso la crisi climatica. Nel giorno di San Valentino, Extinction Rebellion Torino ha protestato davanti alla Cassa Depositi e Prestiti del capoluogo piemontese, con gli attivisti, travestiti da cupido, che hanno sparso sabbia e fieno davanti l’entrata. Un modo appariscente per accostare le conseguenze della crisi climatica alle politiche climatiche del governo, considerate dagli attivisti “vuote e retoriche”.
“San Valentino dovrebbe essere il giorno che celebra l’amore e le belle relazioni, ma non è quello che celebriamo oggi – dichiara una delle attiviste presenti -. Recriminiamo che la relazione a cui assistiamo, tra cittadini, governo e e clima, è tossica. Non si denuncia chiaramente la crisi climatica ed ecologica, né le sue cause. Critichiamo questo fantomatico piano Mattei che dovrebbe assicurarci una grande stabilità energetica e dovrebbe instaurare un rapporto che superi il colonialismo rispetto all’Africa e allo sfruttamento delle sue fonti. Anche le associazioni africane lo denunciano, così come fanno le associazioni di categoria: non possiamo affidarci al gas. Non possiamo affidarci a uno dei principali fattori che sta contribuendo al cambiamento climatico”.
Il piano Mattei è un investimento di 5,5 miliardi, 3 provenienti dal Fondo italiano per il Clima, gestito proprio da Cassa Depositi e Prestiti, il cui azionista di maggioranza è il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Secondo i giovani di Extinction Rebellion: “Attraverso Cassa Depositi e Prestiti, il Governo controlla le principali aziende italiane dell’industria fossile e continua a investire in progetti estrattivi, in contrasto con gli obiettivi climatici che l’Italia stessa si è impegnata a rispettare a livello internazionale”.
Il blitz di ieri si è svolto in maniera pacifica e senza problemi, in contrasto con le recenti reazioni ai cortei che si sono svolti a Torino e nel resto d’Italia per protestare contro la Rai. Un argomento sensibili anche per chi protesta in nome dell’ambiente, come i ragazzi e le ragazze presenti.
“C’è un cambiamento, la situazione repressiva si sta facendo più forte non soltanto verso gli attivisti climatici ma in generale verso gli attivisti. Vengono descritti come dei vandali quando in realtà sono delle persone che credono nella giustizia e che cercano di portare un cambiamento. Il clima si fa caldo anche in questo caso. Ci sono giovani che vengono portati a processo, repressioni verso altri gruppi qui a Torino, così come in altre città – conclude l’attivista -. Seppur per cause diverse, si tratta di una risposta comune che si sta facendo più pesante e questo è molto problematico. Si sta mettendo a repentaglio il diritto alla manifestazione e il diritto all’espressione del dissenso, uno dei modi più forti con cui la popolazione può partecipare attivamente alla politica di un paese”.