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Torino verso l’Europride contro chi minaccia i diritti

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Il Coordinamento Torino Pride, cioè l’insieme di associazioni LGBTQIA+ che operano in Piemonte e che tradizionalmente organizzano il Pride nel capoluogo, ha un nuovo consiglio direttivo, eletto il 27 novembre. A Marco Alessandro Giusta, coordinatore uscente, subentra quindi Luca Minici dell’Associazione Quore che sarà affiancato alla segreteria da Margherita Anna Jannon della Rete Genitori Rainbow.

“Essendo stato anche nell’ultimo direttivo, che si è abbastanza riconfermato nelle sue componenti, dopo diversi anni di esperienza è partito da me il bisogno di fare qualcosa in più”, racconta in un’intervista a Futura News Luca Minici.

Minici arriva a Torino all’età di vent’anni per proseguire gli studi. Parte da un paese in provincia di Reggio Calabria e viene da una storia di coming out “sofferta”. “La mia famiglia non ha saputo affrontare la mia storia, non ha mai riconosciuto la mia identità e ancora oggi non riesce a muoversi da quella posizione”, spiega. Con questa esperienza alle spalle, fin da subito Minici si è avvicinato al mondo associativo di Torino, prima come utente e poi come volontario, fino a ricoprire ruoli di maggiore responsabilità: Minici entra nel direttivo di Arcigay Torino, per Associazione Quore svolge diverse attività e entra, oltre che nel penultimo direttivo del Coordinamento Torino Pride, anche in alcuni precedenti. “Ho sentito il bisogno di fare la mia parte, di avere una partecipazione attiva, grazie alle persone che avevo conosciuto nei vari ambienti associativi”, dice Minici.

Luca Minici, coordinatore del Coordinamento Torino Pride

“Quest’anno diventa ancora più necessario prendere posizione su altre cause, che intersecano quelle del Pride. C’è bisogno di prendere più posizioni, di rendere il Pride più politico“, racconta Luca Minici, guardando al futuro. Un impegno e un’attenzione che non sono dell’ultima ora, ma che, come spiega Minici, sono messe in campo “da almeno due anni”. In occasione del Pride, ogni anno le associazioni che fanno parte della rete scrivono un documento politico, “che è il crocevia di tutto quello che facciamo”. Il passo successivo è tradurre le idee raccolte nel documento in modi, anche performativi, che possano poi rientrare nel Pride.

Uno dei temi, ad esempio, è quello dell’accessibilità. “Abbiamo iniziato a pensarci grazie alla collaborazione con il Disability Pride Torino. Abbiamo reso la manifestazione più accessibile e iniziato a fare una serie di cose che magari precedentemente non facevamo”, chiarisce Minici. “Un altro esempio, è cercare di dare all’interno del Pride spazio a tutte le soggettività possibili. A partire da un intervento in più durante il corteo di un’associazione, che possa portare un discorso ancora più specifico”.

Quest’anno, poi, si aggiunge la candidatura di Torino per l’Europride 2027. “La nostra candidatura non è casuale. Anzi, rappresenta l’intenzione di poter cogliere un’opportunità del genere per rendere più forte la voce di Torino. E non solo, perché è un evento che investe l’intero Paese”, racconta. “La candidatura oggi assume ancora più significato perché il nostro Paese minaccia nello stato di diritto le persone più fragili e più marginalizzate”, denuncia Luca Minici. “E questa tendenza non riguarda solo l’Italia, ma anche altri Paesi. Una candidatura, perciò, che vuole creare più pressione alla politica”.

Contro chi cerca di porre un freno ai diritti della comunità LGBTQIA+ o a chi continua a non ascoltare e comprendere la sua lotta, il primo mezzo è la visibilità, che è propria del Pride. Perciò l’obiettivo del Coordinamento Torino Pride è quello di creare di anno in anno una manifestazione sempre più plurale, accessibile e diffusa, che porti la loro presenza in parti diverse della città e in associazioni del territorio, che si occupano di altri temi. Il fine: creare conoscenza reciproca. “A volte serve proprio la conoscenza uno a uno con i soggetti che comprendono meno”, ammette Minici. Infine, a chi dice che il Pride è solo una”carnevalata” o a chi crede che non lo rappresenti, Minici risponde: “Se non ti riconosci del Pride, tu intanto porta te stesso, così porterai la tua soggettività al Pride. Il Pride è tante cose, c’è sicuramente l’elemento della celebrazione, ma non c’è solo quello. Per questo ci impegniamo per dare sempre più visibilità al discorso politico”.

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